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  • Abilitare i lampioni intelligenti senza sostituirli

    31,2 milioni di lampioni intelligenti  nel 2023. È questa la proiezione di Berg Insight, società svedese specializzata in analisi in ambito Internet of Things. Con un tasso di crescita del 24,5% (dato relativo al 2018), l’illuminazione smart vive quindi una forte propulsione. E sembrerebbe l’Europa ad essere il continente protagonista. Gli amministratori pubblici devono esplorare questo mercato, i benefici sono evidenti: da un lato risparmi per le casse comunali , dall’altro una migliore esperienza  urbana per la cittadinanza. Tuttavia, trasformare la rete dell’illuminazione stradale in una rete di illuminazione smart può presentare elevati costi iniziali e interventi lunghi e complessi. Ogni contesto urbano va analizzato per trovare la soluzione che minimizzi i tempi di ritorno dell’investimento iniziale e consenta, in tempi rapidi, l’attivazione di quei servizi a valore aggiunto che fanno dei lampioni intelligenti non più dei semplici punti luce ma degli hub interattivi e informativi .   Lampioni intelligenti: dall’adaptive lighting ai servizi smart Un esempio ci può illustrare le potenzialità dei lampioni intelligenti. La maggioranza dei circa dieci milioni di lampioni italiani si basa ancora su armature stradali vecchie e tecnologie di illuminazione come le lampade a ioduri metallici o a vapore di sodio. Grazie alla possibilità di abilitare sistemi adattivi, l’adozione di lampade LED  consentirebbe un primo importante risparmio per le casse comunali. I sistemi adattivi  riescono a direzionare meglio il fascio luminoso e a regolare l’intensità della luce, in base, ad esempio, alla presenza di pedoni o all’intensità del traffico veicolare. Tutto ciò è possibile grazie ai LED e ai sensori di movimento . Ma come intervenire per adeguare i vecchi lampioni della luce? E come far sì che un lampione possa raccogliere una enorme quantità di dati che vanno dalla rilevazione dell’inquinamento atmosferico, alla presenza di parcheggi liberi, dai dati sulle precipitazioni a quelli sugli assembramenti in aree e parchi pubblici?   Lampioni intelligenti senza sostituire le armature stradali La soluzione più “naturale” per installare lampioni intelligenti in luogo degli attuali pali della luce sarebbe quella di sostituire le armature stradali, adottando così strutture già progettate per ospitare videocamere, sensori, display e dispositivi per la raccolta e la comunicazione dei dati. Strutture facilmente integrabili con la rete dell’alimentazione elettrica o, ancor meglio, equipaggiate con pannelli solari e batterie tampone per l’alimentazione 24 ore su 24 dei dispositivi elettronici. Ma non sempre è possibile sostituire le attuali strutture portanti dei corpi illuminanti, sia per ragioni di costo sia per rispettare il contesto architettonico nel quale si interviene: l’innovativo design di un lampione smart potrebbe snaturare il centro storico di una delle tante città d’arte italiane. E quindi, come rendere i lampioni intelligenti senza sostituirli?   Lampioni intelligenti: tempi e costi ridotti con Alosys Switch Alosys Switch  è la soluzione più economica per trasformare i pali in lampioni intelligenti senza sostituirli  e senza lavori di scavo per portare l’alimentazione ai dispositivi smart. Questo sistema di Intelligent Switching  si basa su un commutatore , brevettato da Alosys, che garantisce sia l’alimentazione del punto luce nelle ore notturne, sia l’alimentazione dei dispositivi smart per tutta la giornata. Il dispositivo è impermeabile, di dimensioni ridotte e si può installare alla base del palo, nell’asola di un lampione o al di sopra di una lanterna. Inoltre, può servire contemporaneamente più di un palo della luce, riducendo ulteriormente costi e tempi di installazione. Un esempio di applicazione in un comune del Centro Italia: 15 giorni di installazione per 300 dispositivi, in totale 1000 punti luce trasformati in lampioni intelligenti capaci di fornire un’ampia gamma di servizi, ricariche elettriche, Wi-Fi, sistemi di videosorveglianza e alimentazione per chioschi di erogazione dell’acqua.     L’Alosys Switch è di fatto l’ interruttore che attiva tutti i dispositivi installabili su un tradizionale palo della luce , ma non è l’unico elemento del sistema sviluppato da Alosys. Lo switch si interfaccia con una Smart Box,  da posizionare nel pozzetto stradale in prossimità dei pali della luce, che funge da contatore intelligente per la misurazione dei consumi elettrici determinati dai diversi dispositivi. Un ulteriore elemento di vantaggio per l’amministratore pubblico o il gestore della infrastruttura che può, quindi, basarsi su una misurazione fine dei consumi elettrici da addebitare eventualmente al fornitore di servizi.

  • Pali per illuminazione smart: alleati di salute e sicurezza pubblica

    I pali per l’illuminazione smart  sono essenziali per una trasformazione data-driven  delle nostre città. L’illuminazione pubblica è un’infrastruttura così capillare da poter essere la spina dorsale per un’offerta di servizi a valore aggiunto basati sulla raccolta e l’elaborazione di enormi quantità di dati. Non solo: nella smart city all’epoca del Covid-19, i lampioni intelligenti si candidano a diventare preziosi alleati per la tutela della salute pubblica e della sicurezza . Dalla mobilità alla computer vision, infatti, possono agevolare il rispetto delle normative vigenti per la prevenzione dei contagi ed eventualmente facilitare il monitoraggio di comportamenti a rischio. Risulta ancor più fondamentale e urgente, dunque, capire come trasformare dei semplici punti luce in pali per l’illuminazione smart. E come farlo contenendo i costi, i tempi dell’adeguamento e i possibili disagi per la cittadinanza.   Pali per l’illuminazione smart per la mobilità elettrica Pensiamo, ad esempio, alla mobilità. Per far fronte alle necessarie limitazioni cui dovrà andare incontro il trasporto pubblico locale, bisognerà puntare sulla mobilità integrata . L’intermodalità deve essere un principio guida, rischiamo, infatti, che un effetto collaterale della pandemia sia l’ulteriore proliferazione di automobili private e la conseguente congestione del traffico. Intermodalità  significa sviluppare sempre più servizi di sharing mobility : car, bike e scooter sharing. Sarà importante, inoltre, favorire gli spostamenti “dell’ultimo miglio” con mezzi agili come monopattini, monoruota e segway, ancor meglio se con veicoli elettrici. Significa, inoltre, avere parcheggi di interscambio dove lasciare la propria auto e, ad esempio, noleggiare una bici. Questi e altri servizi per la mobilità subirebbero una spinta propulsiva grazie a pali per l’illuminazione smart che fungano da punti di ricarica per veicoli elettrici  o che siano in grado di comunicare il numero di stalli liberi in un parcheggio.   Pali per l’illuminazione smart: la computer vision per evitare gli assembramenti Ci sono poi le più avanzate tecniche di computer vision per il monitoraggio di aree e parchi pubblici . I pali per l’illuminazione smart possono essere equipaggiati con delle videocamere di sorveglianza . Le immagini riprese vengono raccolte e analizzate in tempo reale grazie a una piattaforma software in grado di stabilire le distanze tra i diversi soggetti presenti sulla scena. Per ottenere misurazioni accurate, la scena ripresa viene convertita in un’immagine tridimensionale. Lo schiacciamento dell’immagine causato dall’obiettivo potrebbe, infatti, compromettere il risultato dell’analisi. Sul mercato sono già presenti applicativi che, al fine di garantire il rispetto della privacy, utilizzano come unico elemento di identificazione dell’individuo la sagoma del corpo. Non è neanche indispensabile registrare e archiviare le immagini, una volta individuato un assembramento pericoloso per la salute pubblica, o anche una situazione di pericolo, il sistema può automaticamente inviare un alert. I parametri in base ai quali far scattare l’alert possono essere definiti e nel tempo modificati, in virtù dell’andamento dei contagi o della modifica delle norme vigenti.   Come adeguare i pali della luce ai servizi smart Sono solo alcune applicazioni rese possibili dai pali per l’illuminazione smart. Affinché tutto questo sia possibile, il palo della luce deve essere equipaggiato con device elettronici e deve comunicare costantemente con un sistema di telegestione . Può sembrare molto complesso e costoso immaginare di ripensare in questa ottica tutta la rete dell’illuminazione pubblica, si pensi solo alla necessità di eseguire nuovi cablaggi e lavori sul manto stradale. Device e sensori necessiterebbero, infatti, di uno specifico cavo di alimentazione che arrivi dal più vicino cabinet stradale. Per bypassare questo tipo di interventi, Alosys  ha sviluppato e brevettato un piccolo dispositivo, impermeabile e facilmente installabile alla base del palo. Alosys Switch garantisce al punto luce un’alimentazione h24 . Questo significa poter avere l’illuminazione solo durante la notte e al tempo stesso alimentare per tutto il giorno videocamere di sorveglianza, punti di ricarica per veicoli elettrici e un sistema radio connesso con una piattaforma software di analisi dati . Tempi di adeguamento e costi di manutenzione si riducono drasticamente, mentre, senza interventi invasivi e disagi, migliora la qualità della vita e la tutela della salute pubblica.

  • Non solo lampioni: i progetti di illuminazione stradale e la Smart City

    Un progetto di illuminazione stradale  può letteralmente “creare” una Smart City . Tutto parte da una considerazione molto pratica, cioè dal fatto che il 19% dei consumi globali di energia elettrica vadano attribuiti proprio agli impianti di illuminazione (fonte: International Energy Agency ), da cui svariati progetti locali finalizzati all’efficientamento energetico della rete pubblica. Un progetto di illuminazione stradale parte spesso da qui, cioè dall’esigenza di ridurre i consumi, i costi, le sostanze inquinanti e per favorire l’eco-sostenibilità; non è quindi un caso che la prima tecnologia chiamata in causa in questa transizione sia il LED, che secondo alcune rilevazioni può offrire una riduzione dei consumi fino a 12 volte rispetto alle lampade a incandescenza e a 3 volte rispetto a quelle a risparmio energetico di pari potenza (fonte: led-e ).   Progetto di illuminazione stradale e smart city: oltre il risparmio Se quanto appena descritto rappresenta solitamente la premessa per un progetto di illuminazione stradale, esso non è che il punto di partenza per un viaggio molto più interessante e pervasivo: quello della trasformazione della rete di illuminazione nel cuore pulsante della Smart City . Qui non si parla tanto di evoluzione tecnologica, bensì proprio di un cambio di paradigma : il progetto di illuminazione stradale può infatti “trasformare” – sfruttando al massimo i benefici dell’Internet of Things – l’illuminazione pubblica in una rete sia elettrica che digitale, capace di abilitare il trasporto dell’energia e dei dati in maniera veloce e sicura.   Cosa serve a un progetto di illuminazione stradale per Smart City Qui si inizia a ragionare in termini di  Smart City, ovvero di città intelligente e al passo con la rivoluzione digitale . A tal fine può essere utile citare l’Osservatorio Internet of Things del Politecnico di Milano per identificare gli ambiti di applicazione più comuni dei progetti di Smart City: sicurezza, illuminazione, monitoraggio ambientale, gestione parcheggi, servizi turistici e raccolta rifiuti . Questi sono gli ambiti che le amministrazioni locali hanno ritenuto meritevoli di rivisitazione in ottica “smart”, ma si pone il problema di abilitare questi servizi: per gestire i parcheggi in modo smart c’è bisogno di sensori, di videocamere e lo stesso vale per la sicurezza, il monitoraggio ambientale e via dicendo. Una rete nativamente-distribuita  e già esistente sul territorio è proprio quella dell’illuminazione pubblica, che può alimentare i dispositivi IoT e fungere anche da rete di comunicazione: in pratica, può diventare la spina dorsale della città smart .   Progetto di illuminazione stradale e smart lightning Tornando alle rilevazioni del Politecnico, tra gli ambiti più “gettonati” dei progetti smart vi è proprio l’illuminazione. Il che non significa, di fatto, sostituire le lampadine tradizionali con i LED, ma ragionare in termini “2.0”  anche per quanto concerne l’illuminazione delle strade: ciò significa abilitare il controllo remoto degli impianti, gestire in modo smart le automazioni, regolare l’intensità luminosa in funzione della luminosità ambientale e ridurre così anche l’inquinamento luminoso, fornendo al tempo stesso un servizio migliore alla cittadinanza e molto più economico per la città.   Cosa può fare un progetto di illuminazione stradale Però, come spesso accade quando di parla di progetti smart , è tutto in divenire: la certezza è che un progetto di illuminazione stradale può andare molto al di là di un – peraltro comprensibilissimo – efficientamento energetico, ponendo le basi per use case quali il controllo smart del territorio, la gestione avanzata della viabilità e del traffico, l’ottimizzazione delle comunicazioni, l’attivazione di parcheggi 2.0 e molto altro . Oltre alla possibilità, per esempio, di distribuire una rete Wi-Fi pubblica di alta qualità a tutta la cittadinanza e abilitare molti servizi a valore aggiunto, come colonnine di ricarica per e-mobility, su cui i vari operatori possono sviluppare servizi innovativi da proporre agli utenti finali. Si tratta, di fatto, di un circolo virtuoso nel quale possono vincere davvero tutti: cittadini, aziende ed enti pubblici, il tutto realizzato a partire da un progetto di illuminazione stradale.

  • Progetti di Smart City rapidi ed economici: ecco come

    Ridurre costi e tempi di esecuzione  in un progetto di smart city   è un obiettivo da perseguire con la massima attenzione, perché costi e tempi possono influire moltissimo sul periodo di ritorno dell’investimento  (payback time). Per rendere più veloce e meno costosa l’esecuzione di un progetto di smart city occorre poi valutare l’inserimento di tecnologie e servizi aggiuntivi  che contribuiscono a migliorare la qualità della vita dei cittadini. Di conseguenza, bisogna immaginare la smart city come un ecosistema  tecnologico integrato, che partendo da una smart grid  (una rete elettrica digitalizzata) si espande verso altri settori come la ricarica di veicoli elettrici, la videosorveglianza, il monitoraggio dei dati ambientali, la gestione della raccolta rifiuti e dell’accesso ai parcheggi. Molti di questi servizi, infatti, possono essere implementati e gestiti da remoto sui lampioni led  di nuova generazione, che diventano così l’infrastruttura basilare della città intelligente.   Costi della smart city, come essere efficienti Prendendo allora come riferimento le iniziative di efficienza energetica per l’illuminazione pubblica, vediamo di seguito alcuni consigli  per sviluppare progetti di smart city riducendo il più possibile costi e tempi di esecuzione. Innanzi tutto, è bene ricordare che il decreto ministeriale del 28 marzo 2018   disciplina i criteri ambientali minimi  (CAM) per i servizi di illuminazione pubblica specificando tutti gli elementi che devono caratterizzare questo tipo di iniziative di smart city, come le prestazioni delle lampade  in base ai diversi luoghi di installazione. Abbassare i costi della smart city con i certificati Un aiuto finanziario ai comuni può arrivare dai certificati bianchi  o Titoli di efficienza energetica  riconosciuti dal Gestore dei servizi energetici (GSE) per attestare che un certo progetto di efficienza, nel nostro caso per l’illuminazione pubblica, ha permesso di risparmiare una data quantità di kilowattora. Il GSE rilascia questi certificati, il cui valore si è stabilizzato sui 260 euro nei primi due mesi del 2020, per cinque anni ai progetti di sostituzione-rifacimento di vecchi impianti  (relamping); ogni titolo di efficienza attesta il risparmio di una tonnellata equivalente di petrolio (Tep) che a sua volta corrisponde a 5.347 kWh elettrici. Particolare attenzione va posta nel calcolare il costo di prima installazione  dei nuovi lampioni led. Ad esempio, ci sono soluzioni e tecnologie che consentono di riutilizzare almeno in parte le infrastrutture esistenti, diminuendo così la spesa complessiva per sostituire i punti luce.   Contenere i costi della smart city: la giusta illuminazione Tuttavia, è bene precisare che sostituire tutti i punti luce esistenti  con lo stesso numero di led non sempre è la scelta ideale, perché molto dipende dalla situazione di partenza: in molti casi, infatti, gli impianti di illuminazione sono stati progettati e dimensionati in base a scenari urbanistici  e di traffico stradale che sono profondamente cambiati  nel corso degli anni. Un esempio è dato dagli impianti più obsoleti che utilizzano ancora lampade a mercurio: in queste circostanze, spesso, installando apparecchi led è necessario aumentare il numero  complessivo di punti luce, in modo da adeguare l’illuminazione pubblica alle più recenti normative tecniche  volte a migliorare la sicurezza stradale e ridurre i consumi energetici. In altri casi, invece, quando gli impianti esistenti utilizzano lampade a ioduri metallici o a vapore di sodio, passando ai led è possibile ridurre il numero di punti luce, grazie alle migliori prestazioni dei led (che ormai superano 150 lumen/watt) e alla loro flessibilità operativa, ad esempio con sistemi di autoregolazione dei flussi luminosi secondo le condizioni ambientali; comunque vale sempre la regola di adeguare l’impianto  alle norme tecniche e ai differenti contesti urbani  che si sono evoluti nel tempo, in termini di utilizzo, fruibilità e vivibilità degli spazi cittadini. I fattori dell'illuminazione pubblica e i costi della smart city Intensità del traffico veicolare, presenza di aree pedonali-ciclabili, caratteristiche delle strade, presenza di piazze, giardini pubblici, monumenti e campi sportivi, conformazione dei quartieri (residenziali, commerciali), sono alcuni dei fattori da considerare  quando si progetta un intervento di relamping o un impianto di illuminazione pubblica totalmente nuovo. In altre parole, per abbattere costi e tempi di esecuzione in un progetto di smart city, bisogna studiare e valutare attentamente la struttura degli spazi urbani e le loro peculiarità, installando il numero adeguato di luci led in base alle esigenze di sicurezza, risparmio energetico e qualità dell’illuminazione, evitando così di sovradimensionare o sottodimensionare  l’impianto.

  • Come funzionano le Smart City italiane? Esempi e storie di successo

    Con buone probabilità, nel 2020 il fenomeno delle Smart City Italiane diventerà sempre più ricco di manifestazioni concrete e casi pratici . D’altronde, si parla da tempo di un contesto urbano fondato su standard di vivibilità e sostenibilità superiori agli attuali, le tecnologie abilitanti ci sono e, anche da noi, i progetti iniziano ad assumere consistenza. Ciò nonostante, bisogna comunque sottolineare quanto si sia ancora lontani da quella ideale città del futuro in cui le smart technologies  gestiranno, in forma totalmente integrata e nell’ottica della massima efficienza possibile, la mobilità, l’erogazione dell’energia, la sicurezza urbana e, più in generale, tutti i servizi offerti ai cittadini e alle imprese. Il fatto che la maggior parte delle persone viva in città rende il tema delle Smart City italiane estremamente attuale : bisogna ridurre i consumi e gli sprechi, porre in essere modelli sostenibili e ottimizzare tutti i servizi esistenti in chiave di maggiore efficienza. Come in tanti ambiti attigui – si pensi alle Smart Road , Smart Port  ecc – il concetto cardine è quello di far fronte ad esigenze che sono costantemente in aumento  (più persone, più veicoli, più energia, più consumi…) senza cadere nella “trappola” di voler (solo) aumentare le infrastrutture. Lo scopo dei progetti smart è, infatti, quello di ottimizzare l’esistente e fornire servizi innovativi tramite la tecnologia : i Big Data, l’Intelligenza Artificiale, gli Analytics e, soprattutto, l’Internet of Things, che in questi ambiti è una sorta di piattaforma edificante senza la quale non sarebbe possibile la raccolta dei dati e quindi neppure l’ottimizzazione dell’esistente né l’erogazione di qualcosa di nuovo.   Smart City Italiane: lo stato dell’arte e proiezioni future I dati dell’Osservatorio Internet of Things del Politecnico di Milano, relativi al triennio 2016-18, stabiliscono che il 36% dei comuni con popolazione superiore ai 15.000 abitanti abbia avviato almeno un progetto di Smart City , nonostante i progetti esecutivi restino una quota sensibilmente inferiore rispetto a quelli pilota. Dal canto suo, il sito Agenda Urbana  (piattaforma promossa e realizzata da ANCI) segnala, al momento in cui si scrive (01/2020) ben 1.311 progetti smart avviati   in tutta Italia : al primo posto, quelli relativi alla mobilità (244), seguiti da quelli relativi alla tutela ambientale (192). Milano è in testa  in quanto a numero di progetti attivi (78), seguita a breve distanza dai 76 di Torino e, per quanto concerne il rapporto ICity Rank 2019 , il capoluogo lombardo sarebbe la città più smart d’Italia per il sesto anno consecutivo, seguita da Firenze, Bologna, Bergamo e Torino. Tornando, infine, ai dati dell’Osservatorio IoT, si prevede che nel biennio 2020-21 la maggior parte dei progetti avrà come oggetto il miglioramento delle condizioni di sicurezza, e sarà seguita a brevissima distanza da quelli relativi all’illuminazione . Poi, arriveranno la gestione dei parcheggi, del traffico e del trasporto pubblico. Esempi di Smart City italiane A chi si domanda quali siano le manifestazioni tangibili delle Smart City italiane si possono portare, senza alcuna pretesa di completezza, alcuni esempi interessanti: a Mestre, per esempio, è attivo da un anno il sistema di Smart Parking  che, grazie all’inserimento di sensori all’interno degli stalli con sosta a pagamento , permette a cittadini e visitatori di trovare parcheggio e pagarlo tramite app; Verona, dal canto suo, è stata la prima città a dotarsi di semafori smart   che diventano verdi al passaggio delle ambulanze in codice rosso; Firenze si è invece orientata verso un approccio integrato con la realizzazione di una Smart City Control Room  centralizzata che riceve, visualizza ed elabora tutti i dati che riguardano la città e la mobilità cittadina, tra cui sistemi pubblici di videosorveglianza, manutenzione della viabilità, illuminazione, raccolta rifiuti e traffico, di modo tale da ottimizzare le attività esistenti e reagire ad imprevisti con grande tempestività.   Smart City Italiane: i driver e come costruire un modello virtuoso Per quale motivo un Comune, magari in partnership con soggetti privati, dovrebbe avviare un progetto di Smart City? Come anticipato, il primo driver deve essere senza dubbio il miglioramento dei servizi esistenti  in previsione di un loro impiego sempre maggiore. Introdurre nuovi servizi è anche uno stimolo importante, cui si somma – cosa tutt’altro che trascurabile – la riduzione dei costi legati a tutte le attività già in essere. Tra i driver di adozione, la possibilità di generare più introiti è determinante, sia pur ancora in posizione subalterna rispetto alla riduzione dei costi. A seconda delle attività specifiche, poi, i progetti di Smart City italiani possono ridurre i consumi, i costi di manutenzione delle opere e migliorare la vivibilità , nonché l’impatto ambientale e la qualità della vita. Chi guadagna dalle Smart City italiane Il bello dei progetti in essere, e di tutti quelli che verranno, è proprio il modello virtuoso che si viene a generare: il Comune, che svolge l’attività di promotore e spesso dell’abilitatore, intraprende la sfida della trasformazione digitale per prepararsi al futuro , per offrire servizi migliori e abbassare le voci di spesa, mentre il cittadino può contare su un ambiente più sicuro, agile, veloce e connesso, con tutti i vantaggi che ciò comporta. È la classica situazione win-win , e il grande interesse nei confronti delle Smart City, italiane e straniere, lo dimostra in modo inequivocabile.

  • Illuminazione stradale, la via del futuro per le Smart City

    Da anni c’è una grande certezza: l’illuminazione stradale della Smart City  sarà la sua spina dorsale , il corridoio lungo il qualche far ‘scorrere’ molti dei suoi servizi innovativi. A tal proposito, si può scindere il discorso in due ambiti distinti ma parimenti importanti: da un lato, il progresso tecnologico impone di rivedere e aggiornare i sistemi di illuminazione al fine di renderli più efficienti  e, soprattutto, più efficaci nei confronti dei cittadini, che dal canto loro chiedono un servizio migliore e più sicuro; dall’altro, l’impianto di illuminazione pubblica può essere impiegato per associarvi nuovi servizi a valore aggiunto , resi possibili da nuove piattaforme hardware, software e sistemi di comunicazione. Nel primo caso, l’espressione corretta è quella di Smart Lightning , nel secondo si parla invece di illuminazione stradale come fattore abilitante della Smart City.   Illuminazione stradale e Smart City , il punto di partenza Il concetto di Smart Lightning ha una declinazione privata e una pubblica, quest’ultima legata all’illuminazione stradale. È un mercato enorme e una grande opportunità, trainata ovviamente dal settore pubblico : si stima infatti che in Europa ci siano dai 60 ai 90 milioni di pali per l’illuminazione pubblica, molti dei quali sono attivi da più di 25 anni, e che un aggiornamento alla tecnologia LED potrebbe significare un risparmio compreso tra il 50% e il 70%, per una riduzione totale di costo nell’ordine dei 2 miliardi di euro/anno (fonte: UE ). Inoltre, il mercato delle soluzioni Smart Lightning è in impennata: si stima infatti che i 7,9 miliardi di dollari del 2018 crescano fino a 21 miliardi nei 2023, con un CAGR del 21,5% nell’intervallo considerato (fonte: marketsandmarkets ) . Cosa deve fare l'illuminazione stradale nelle Smart City L’obiettivo consiste nel rendere l’illuminazione stradale più efficiente ed efficace per i cittadini , ma soprattutto responsive nei confronti dell’ambiente circostante. Al fine di rendere il sistema energy-efficient il passaggio verso la tecnologia LED è pressoché scontato, ma a questo si possono associare una serie di funzionalità smart aventi per oggetto l’illuminazione stessa: è possibile infatti ipotizzare l’impiego di interruttori crepuscolari con sonde di misura dell’intensità luminosa connessi ad alimentatori dimmerabili , oppure interruttori che comandano autonomamente accensione e spegnimento in funzione delle coordinate del luogo, il tutto connesso a sistemi di telecontrollo che permettano la programmazione, la regolazione e l’intervento a distanza sulla rete e sul singolo punto luce. L’obiettivo è chiaro: oltre al risparmio energetico, si ragiona in termini di illuminazione on-demand  in funzione delle esigenze (livello di luminosità dell’ambiente circostante, presenza di persone o mezzi nei paraggi, situazioni di emergenza ecc…), o ancora della realizzazione di sistemi di controllo che permettano interventi rapidi e, possibilmente, senza la presenza fisica.   Illuminazione stradale come abilitatore di Smart City Se lo Smart Lightning è un trend estremamente interessante, l’illuminazione pubblica può essere un fattore abilitante di progetti avanzati di Smart City . Intanto, come anticipato, per la sua capillarità, ma anche perché gli aggiornamenti tecnologici previsti non presuppongono la realizzazione di opere ad hoc  e possono essere integrate nell’esistente con relativa semplicità e tempi rapidi. Si parla in questo caso di integrazioni , ovvero di funzionalità ulteriori rispetto all’illuminazione pura e semplice , nonché di lampione intelligente , poiché in grado – appunto – di abilitare servizi a valore aggiunto fondamentali per il paradigma di Smart City. Come interpretare l'illuminazione stradale in una Smart City Come spesso accade quando il progresso è notevole, si tratta davvero di interpretare l’illuminazione stradale in modo (molto) diverso rispetto a ieri : i lampioni, oltre ad essere i nodi di una rete elettrica, sono quelli di un’infrastruttura informatica che trasporta energia e dati . Questi ultimi, se opportunamente trattati, fungono da pilastro di un’infinità di nuovi servizi nel contesto della Smart City, servizi che vanno dalla mobilità alla sicurezza . Si possono citare, a tal fine, alcuni servizi già implementati, come ad esempio l’integrazione di hotspot Wi-Fi per l’accesso alla rete Internet pubblica, oppure punti di accesso radio alle reti degli operatori telefonici (si pensi alla centralità del 5G nell’ottica dei nuovi paradigmi 4.0, dalla Smart City agli Smart Building), ma senza dimenticare un’infinità di strumenti di monitoraggio ambientale, che vanno dai sensori per la qualità dell’aria alle videocamere smart , eventualmente dotate di tecnologie di Computer Vision per intervenire rapidamente e prevenire attività illecite. Non solo: il lampione smart può abilitare (e alimentare) servizi a valore aggiunto come totem interattivi, pannelli a messaggio variabile e colonnine di ricarica per i veicoli elettrici, altro trend importantissimo nell’ottica del passaggio verso modelli di mobilità sostenibile. I servizi della Smart City e l'illuminazione stradale D’altronde, nel momento in cui il lampione, il semaforo e, più in generale, l’illuminazione stradale viene considerata come abilitatore di servizi di Smart City, le fattispecie pratiche diventano immediatamente infinite , coinvolgendo tutti i servizi già esistenti e quelli che verranno: applicazioni in ambito turistico, gestione smart dei parcheggi, monitoraggio del traffico e sistemi di collegamento non sono che alcuni degli ambiti possibili e verso i quali ci si sta muovendo. Perché, in fondo, la Smart City è già qui.

  • Come abbattere i costi dell'illuminazione pubblica

    Parlando di costi dell’illuminazione pubblica  si può partire da un parametro molto importante, ovvero quello della spesa complessiva: in Italia, la cifra è di 1,7 miliardi di euro , una spesa enorme considerando che è circa 5 volte quella della Germania (fonte: ilsole24ore ). Più che di costi dell’illuminazione pubblica, sarebbe quindi corretto parlare di sprechi: l’esempio della Germania è il risultato di forti interventi di riqualificazione avvenuti durante lo scorso decennio che, determinando una vera impennata di efficienza, hanno ridotto i costi dell’illuminazione pubblica di una percentuale prossima al 50%.   Il titolo dell’articolo, quindi, è perfettamente calzante: con le giuste attività di aggiornamento, che chiaramente coinvolgono il fattore tecnologico, il costo dell’illuminazione pubblica non viene ridotto , ma può essere realmente abbattuto, determinando benefici concreti per chi attualmente ne sostiene la spesa, quindi sostanzialmente i Comuni.   Costi dell’illuminazione pubblica: tecnologie per l’efficienza La riduzione della spesa per l’illuminazione pubblica è un’esigenza importante, in che modo dunque intervenire, ovviamente traendo spunto dagli esempi virtuosi? Partiamo da un presupposto: abbattere la spesa senza associarla a un investimento significa semplicemente spegnere i lampioni e i punti luce laddove ritenuti non essenziali, come in determinate aree extraurbane.   È palese il fatto che, a 2020 inoltrato, si possa ormai intervenire in modo più fine associandovi qualche investimento non necessariamente impegnativo: l’ipotesi primaria, già in attività, è quella del passaggio alla tecnologia di illuminazione LED , responsabile di una vera e propria impennata di efficienza energetica. Meglio ancora sarebbe l’associazione della tecnologia LED a veri e propri sistemi di illuminazione adattiva , cioè in grado di regolare l’intensità luminosa (LED) in funzione dei dati provenienti da sensori di movimento o di luminosità (IoT) installati sul palo stesso, magari includendo possibilità di controllo remoto  così da risolvere in modo rapido e poco costoso eventuali criticità. In questo modo si ottiene davvero il meglio dei due mondi : una tecnologia di illuminazione estremamente efficiente, usata solo quando serve; qui parliamo di risparmi anche superiori al 50%  rispetto all’ipotesi tradizionale in cui il lampione resta perennemente acceso (con tecnologie di illuminazione obsolete) in funzione dell’orario.   Trasformare l’illuminazione pubblica da costo a profitto Se è vero che il costo dell’illuminazione pubblica pesa in modo importante sui bilanci delle municipalità, è peraltro vero che queste non dovrebbero ragionare unicamente in termini di abbattimento delle spese, ma di trasformazione di un centro di costo in una fonte di profitti. In termini pratici, bisogna agire su entrambi i fattori: riqualificare gli impianti rendendoli efficienti , associarvi il controllo e il monitoraggio remoto e aggiungervi servizi a valore aggiunto  che possano generare introiti. Il tutto, ovviamente, gestito a livello progettuale considerando l’investimento necessario per l’adeguamento e il ROI.   Si finisce dunque per parlare di VAS (Value Added Services) , ovvero di tutti quei servizi che possono essere “alimentati” dall’energia della rete di illuminazione pubblica , ospitati in prossimità dei pali e che possono rappresentare un’importante fonte di introito: pensiamo ai  punti di accesso radio  per la neonata rete 5G, ma anche a totem interattivi per i turisti, colonnine di ricarica per mezzi elettrici , ecc. Il tutto, ovviamente, con la possibilità di monitorare in modo efficace (da remoto) e contabilizzare i consumi. Se per fare questo non c’è bisogno di forti investimenti a livello di adeguamento dell’impianto, si tratta non solo di un’ipotesi vincente, ma di una di quelle situazioni in cui ci sono benefici per tutti: per i Comuni, per le aziende, che possono “avvicinare” i propri servizi ai consumatori finali usando un’infrastruttura già esistente, e per cittadini, che possono usufruire di più servizi, gestiti meglio e anche di un’illuminazione maggiormente personalizzata in funzione delle proprie esigenze.

  • 5 benefici dei lampioni intelligenti

    Definire la rete di lampioni intelligenti come sistema nervoso della Smart City   non è per nulla un’esagerazione : una rete da circa 350 milioni di lampioni  che raggiungono tutte le aree delle città rappresenta l’infrastruttura perfetta sulla quale abilitare servizi a valore aggiunto che siano interessanti per l’amministrazione, per le aziende e i cittadini. Il dibattito sull’illuminazione pubblica come elemento fondante di Smart City  viene portato avanti lungo due direttrici: la prima intende ottimizzare la rete esistente sotto il profilo dei consumi e delle possibilità operative, estendendo ovunque la tecnologia LED e i sistemi di regolazione automatica dell’intensità luminosa in funzione del contesto e non solo dell’orario; la seconda, molto più interessante in quanto abilitante  di Smart City, consiste nell’impiegare la rete dilampioni intelligenti per sviluppare e alimentare servizi a valore aggiunto  che vanno dalle colonnine di ricarica delle auto elettriche a hotspot per la rete Wi-Fi pubblica o 4G/5G.   Lampioni intelligenti e servizi a valore aggiunto Il concetto in assoluto più interessante considera la rete di illuminazione pubblica una vera e propria piattaforma IoT capace di abilitare un’infinità di servizi per i cittadini nonché opportunità di business per le aziende. Un esempio? Sistemi di traffic management  basati su sensori e videocamere installate sui lampioni intelligenti, semafori smart che ottimizzano autonomamente la gestione del traffico in funzione delle condizioni reali, monitoraggio della qualità dell’aria e dell’inquinamento acustico e via dicendo. Di seguito, alcuni VAS (Value-Added Services) che potrebbero essere implementati con successo.   1. Lampioni intelligenti e videosorveglianza Tra le prime ipotesi c’è sicuramente l’installazione di sistemi di sorveglianza pubblica o privata, cui associare – in un perfetto modello data-driven  – algoritmi di Intelligenza Artificiale e Computer Vision capaci di riconoscere i volti, prevedere situazioni meritevoli di attenzione ma anche, per esempio, gestire il traffico in maniera efficiente, suggerire modifiche alla viabilità e chiamare in automatico i soccorsi. Nel paradigma di Smart City , il concetto di monitoraggio diventa infatti molto più ampio e avvolgente rispetto a quello attuale.   2. I lampioni intelligenti come totem Alla rete di illuminazione pubblica possono essere collegati totem interattivi dedicati ai cittadini e tramite i quali comunicare notizie di attualità, fornire informazioni turistiche, pubblicità, ma anche erogare servizi interattivi quali l’acquisto di biglietti dei mezzi pubblici, degli spettacoli e delle attrazioni presenti in zona. Dallo stesso totem, o da colonnine apposite, è anche possibile chiedere aiuto in situazioni di pericolo.   3. Ricaricarsi ai lampioni intelligenti Tra auto e biciclette elettriche, l’esigenza di avere una rete capillare di punti di ricarica si fa sempre più pressante. Considerando le previsioni di crescita del mercato, lo sarà sempre di più: al momento si stima che in Italia ci siano circa 8.300 colonnine di ricarica .   4. Hotspot Wi-Fi / 5G La capillarità della rete di lampioni intelligenti la rende l’infrastruttura ideale per ospitare hotspot di accesso radio alle reti Wi-Fi - pubbliche e private - e a quella cellulare. A tal proposito, l’implementazione su larga scala della rete 5G è un argomento di stretta attualità: le telco potrebbero trovare proprio nell’illuminazione pubblica la piattaforma migliore per estendere la portata della rete di nuova generazione.   5. Smart Parking e lampioni intelligenti Smart City e Smart Mobility convergono verso lo Smart Parking. Si tratta di una modalità innovativa di offerta e ricerca di parcheggio che, grazie all’impiego coordinato di un arsenale tecnologico fatto di sensori, telecamere e algoritmi, è finalizzata a ridurre il tempo perso a cercare un posto libero nonché le emissioni dei veicoli. Anche in questo caso, la rete di lampioni intelligenti permette di abilitare tali servizi ospitando sensori e telecamere, senza bisogno di costruire nuove infrastrutture dedicate.

  • Progettazione illuminazione urbana: più economica se smart

    Quando si parla di progettazione dell’illuminazione urbana,  stella polare è la riduzione degli sprechi. Ed è proprio l’efficienza che spinge per l’affermazione di soluzioni smart,  anche se, come vedremo, l’illuminazione stradale intelligente può offrire molto di più.  Lo smart lighting, ovvero l’applicazione della logica dell’IoT - l’Internet of Things - a sistemi di illuminazione equipaggiati con lampade a LED e sensori, consente efficienza e sviluppo di VAS,  Value Added Services a beneficio dell’amministrazione e dei cittadini.   Progettazione illuminazione urbana: cominciamo dai LED Sono molteplici le variabili che incidono sulla progettazione dell’illuminazione urbana. Sicuramente la necessità di un’ottima visibilità senza fenomeni di abbagliamento e il senso di sicurezza  percepito dalla cittadinanza. Ma anche l’esigenza di non alterare un panorama  urbano e storico di pregio e, ove necessario, esaltarlo. Il progettista può scegliere all’interno di un ventaglio di opzioni smart per rispondere a esigenze diverse. Partiamo dall’efficientamento.  Oggi, la progettazione dell’illuminazione urbana non può prescindere   dall’utilizzo di lampade a LED.  Una sorgente luminosa che, essendo in grado di interfacciarsi con controller elettronici, consente la regolazione dinamica della luce e la possibilità di indirizzare con maggior precisione i fasci di luce verso le aree da illuminare. In questo modo le lampade a LED abbattono i consumi fino al 60%   e i costi di manutenzione di un quarto,  grazie ai sensori che ne monitorano il corretto funzionamento.   Illuminazione Venezia: un retrofit smart Se inserito in un più generale progetto di rivisitazione dei punti luce, il relamping  può essere il primo passo verso lo sviluppo di molteplici servizi smart. Tuttavia, la progettazione dell’illuminazione urbana è anche fondamentale per l’identità di una città, quindi deve tenere in considerazione le esigenze storico-paesaggistiche. Non sempre è possibile sostituire l’armatura stradale  o inserire nuovi punti luce come i bollard. In questi casi, un intervento di retrofit permette di sfruttare l’esistente, coniugando efficienza e design. Prendiamo l’esempio di Venezia.  Quando l’amministrazione comunale ha deciso la sostituzione degli obsoleti corpi illuminanti del centro storico con i LED, ha dovuto fare i conti con la necessità di preservare l’aspetto unico della città lagunare. La soluzione adottata è stata un intervento innestato in gran parte sulle tradizionali lanterne. Anche il settaggio della temperatura colore ha contribuito a mantenere inalterata la magia dell’atmosfera notturna veneziana. Risultato: un risparmio energetico di oltre l’80%,   pari a 750 kw.   Illuminazione urbana smart: efficienza e servizi intelligenti Tuttavia, come abbiamo anticipato, la progettazione dell’illuminazione urbana non può limitarsi a ricercare l’efficienza ma, ove possibile, deve puntare a soluzioni avanzate.  La rete elettrica può alimentare una serie di sistemi con i quali possiamo equipaggiare i pali della luce:  per la videosorveglianza, per la connettività diffusa o ad esempio per la ricarica di veicoli elettrici. Il progettista può quindi immaginare la rete dell’ illuminazione pubblica come una infrastruttura cruciale all’interno di un ecosistema di servizi per la smart city.  Rimanendo in Italia, un esempio che colloca la progettazione dell’illuminazione urbana all’interno di una più ampia visione strategica ci arriva dalla Lombardia.   Il progetto di smart lighting per Milano, Brescia e Bergamo La multiutility A2A ha sostituito tutti i corpi illuminanti nelle città di Milano, Brescia e Bergamo.  Al di là dei benefici in termini di risparmio e controllo dell’illuminazione , questo progetto ha consentito di implementare alcuni servizi intelligenti basati su protocollo LoRaWan. Si tratta di una tipologia di connessione dati protetti via radio che riesce a comunicare su ampie distanze (fino ad un massimo di 15 km). Oltre al wi-fi pubblico, tra i servizi attivabili ci sono quelli per parcheggi e mobilità e quelli di monitoraggio della qualità dell’aria o dei livelli di rumore. Infine, soluzioni per la sicurezza con telecamere a circuito chiuso e modalità di attivazione di interventi delle forze dell’ordine tramite “push-to talk”.

  • Quattro servizi smart per i comuni del futuro

    Lo sviluppo di servizi smart  per le città del futuro non si arresta,  nonostante le previsioni d’investimento pubblicate a inizio anno debbano essere in qualche modo riviste in funzione dei noti eventi degli ultimi mesi: per esempio, a fine febbraio IDC  pubblicò una ricerca secondo cui quest’anno l’investimento globale in tecnologie e servizi smart per le cities  avrebbe raggiunto i 124 miliardi di dollari, con un solido incremento del 18,9% rispetto al 2019. Nonostante la doverosa premessa, ciò rappresenta senza dubbio una linea di tendenza importante: i Comuni, soprattutto quelli più grandi e con budget importanti, credono molto nell’utilizzo delle tecnologie avanzate e iniziano a considerare i servizi smart  non solo come importanti strumenti per la governance della città, per la sicurezza e per garantire le migliori condizioni di vita ai cittadini, ma anche come strumenti tramite i quali ottenere un ritorno economico non indifferente,  sia in termini di risparmio (sulle risorse, sui mezzi, sul personale) che di nuove forme di introito con i cosiddetti VAS, cioè i servizi a valore aggiunto che possono essere abilitati – per esempio – dalla rete di illuminazione pubblica e sfruttati dalle aziende per sviluppare i propri modelli di business.   Servizi smart presenti e futuri, da smart grid agli officer wearable   La ricerca già citata ci fornisce alcune informazioni interessanti sulle città più smart del mondo (in termini di investimento), ovvero Singapore, Tokyo, New York e Londra, ma anche – e qui veniamo all’argomento principale dell’articolo – sulle principali fattispecie di servizi smart che attirano interesse,  sia in ottica presente che di futuro prossimo. Oggi, gli investimenti principali sono concentrati principalmente sul tema delle smart grid , sulla videosorveglianza smart  e sulla gestione del traffico all’interno dei Comuni di grande estensione, ma si intravedono già interessanti opportunità future,  tra cui lo sviluppo della connettività V2X (Vehicle-to-Everything) e la distribuzione capillare di officer wearable . Sintetizzando alcune fonti, riportiamo di seguito ipotesi e scenari di cui, in una prospettiva temporale da 3-5 anni, sentiremo parlare spesso.   Servizi smart per la guida autonoma e on-demand   Lo sviluppo delle auto a guida (completamente) autonoma  non è affidato unicamente all’industria automotive. È assolutamente certo che la guida senza conducente non si possa realizzare con le sole tecnologie a bordo dell’auto: è fondamentale che questa scambi dati – con una latenza prossima allo zero – con gli altri mezzi e con le infrastrutture stradali.  Per questo motivo si parla di connettività Vehicle-to-Everthing (V2X) , per la quale si punta moltissimo sui benefici e sulle caratteristiche peculiari del 5G. Per quanto l’ipotesi di spostarsi senza conducente da un capo all’altro della penisola sia ancora simil-fanstascienza, confinare il fenomeno all’interno dei Comuni e abilitare servizi come i taxi a guida autonoma appare – sempre in un timeframe da 3-5 anni – più verosimile. I Comuni maggiormente all’avanguardia ci stanno pensando ma, ripetiamo, c’è tutto un discorso di infrastruttura da aggiornare: la tecnologia, in ogni caso, non manca.   Risk assessment via droni e officer wearable   Nel garantire la sicurezza pubblica, il Comune deve minimizzare i rischi corsi dalle forze dell’ordine.  Per questo diventa sempre più interessante e concreta l’ipotesi di usare tecnologie UAV (Unmanned Aerial Vehicle), cioè i droni,  per la valutazione dei rischi prima di inviare persone sul luogo di incidenti (si pensi a un incendio) o crimini; certamente, non c’è bisogno di pensare al futuro per concretizzare tale ipotesi, ma è legittimo pensare che i droni verranno usati con sempre maggiore frequenza, anche in virtù dell’aumento della loro affidabilità, autonomia e qualità di acquisizione di immagini e audio. Connessa alla precedente, quanto meno per la finalità, è un’altra tendenza che si sta facendo strada negli ultimi anni, ovvero dotare le forze dell’ordine di diversi dispositivi wearable  pensati per incrementare la loro sicurezza, l’efficacia e anche per abilitare il monitoraggio remoto. Si pensi, ad esempio, a uno smart watch che trasmette i dati dei battiti cardiaci alla centrale: in questo modo – verificando un’insolita impennata unita a uno spostamento rapido via GPS, essa può ipotizzare un inseguimento e mandare immediatamente rinforzi, senza attendere una comunicazione vocale o una notifica.   Servizi smart in ambito illuminazione e traffico   Anche qui, non c’è bisogno di ipotizzare tecnologie future, ma senza dubbio due direttrici importanti degli investimenti in servizi smart saranno l’illuminazione e la gestione del traffico. In particolare, rendere smart l’illuminazione , ovvero usare tecnologie come i LED e sensori che ne regolano l’intensità in funzione dell’ambiente circostante, è una vittoria sotto ogni punto di vista: per il comune, che può ridurre in modo considerevole i costi e usare la rete per abilitare servizi VAS (Value Added Services), ma anche per il cittadino, che non rischia di trovarsi da solo al buio in mezzo a un parco pubblico. Molto interessante è anche lo scenario di gestione del traffico in funzione di sensori e di algoritmi di AI,  che potrebbe effettivamente decollare nel prossimo futuro: in questo modo, il traffico verrebbe gestito non in funzione di regole predefinite (sulla base del giorno, del luogo e dell’orario), ma delle condizioni concrete e di una serie di parametri che il sistema potrebbe prendere in considerazione anche in forma predittiva, come per esempio un evento sportivo che si sta per concludere nelle immediate vicinanze o un ambulanza in arrivo in codice rosso (cosa peraltro già vista anche in Italia, precisamente a Verona).   Raccolta rifiuti just in time  (e non solo)   Le tecnologie intelligenti per la raccolta dei rifiuti  sono disponibili. Al massimo, non molto diffuse, per cui in futuro ci si aspetta una distribuzione e un impiego più capillare. Ma soprattutto ci si aspetta un’estensione degli use case più comuni: oggi, l’ipotesi concettualmente più semplice è quella del cassonetto smart che comunica il suo livello di riempimento e il volume dei materiali, di modo tale da permettere l’ottimizzazione della raccolta da parte dei mezzi comunali. In realtà, però, il tema del smart waste  è decisamente più ampio e coinvolge soluzioni ‘2.0’ come la gestione della logistica con camion intelligenti, lo smistamento robotizzato e le piattaforme cloud per l’analisi dei dati.

  • Emergenza sanitaria e Smart City: 4 applicazioni post Covid-19

    Emergenza sanitaria e Smart City esprimono due concetti molto diversi. Eppure, a ben vedere è possibile   creare tra di loro una connessione, ovvero far sì che  le manifestazioni tangibili della Smart City possano aiutare il mondo ad affrontare la nuova normalità,  con cui speriamo di avere a che fare per un periodo limitato ma che, a conti fatti, non sappiamo quanto durerà. Emergenza sanitaria e Smart City possono quindi stare nella stessa frase, ma in che modo? Cioè, come sfruttare il patrimonio tecnologico alla base di una Smart City,  ovvero device, reti, dati e piattaforme di elaborazione, per affrontare nel migliore dei modi i mesi futuri? Le ipotesi, gli use case  allo studio sono diversi e, come in qualsiasi argomento di stretta attualità, crescono e cambiano di giorno in giorno. Al tempo stesso, però, resta fermo l’elemento cardine attorno al quale ruota tutto: il dato.  Per affrontare al meglio il new normal è   necessario che le città siano in grado di raccogliere, ma soprattutto di trasmettere ed elaborare enormi volumi di dati in tempo reale,  mettendo i risultati a disposizione dei Comuni e, soprattutto dei cittadini. Le città devono permettere alle persone di spostarsi con efficienza, di lavorare serenamente, di curarsi e, ovviamente, di godere del proprio tempo libero nonostante qualche inevitabile difficoltà in più. Di seguito, vediamo alcune ipotesi molto concrete.   Emergenza sanitaria e Smart City: sensori e Computer Vision per il distanziamento sociale Nell’intento di evitare una seconda ondata di epidemia, non si parla d’altro che di distanziamento sociale. Essendo questo ben poco naturale e difficile da gestire,  si può (e si deve) ricorrere alla tecnologia, soprattutto per evitare assembramenti nei luoghi maggiormente a rischio.  Con questa affermazione, però, si intendono due cose distinte: il controllo del territorio, fondamentale per evitare assembramenti volontari, e l’ottimizzazione del traffico e dei flussi per prevenire la loro formazione naturale. Per questo, le municipalità possono affidarsi a una rete di sensori e dispositivi in grado di monitorare strade e piazze al fine di prevenire illeciti e garantire sicurezza, ma anche – per esempio – per ottimizzare il traffico. A livello pratico, sarebbe senz’altro possibile installare videocamere sui lampioni e sfruttare tecniche di Computer Vision per  rilevare assembramenti capaci di alzare a dismisura il livello di rischio: oltre un certo limite, il sistema potrebbe allertare immediatamente l’unità delle forze dell’ordine più vicina in linea d’aria. La medesima tecnologia potrebbe aiutare a rilevare chi non sta indossando mascherine  in circostanze in cui ciò sia obbligatorio: ovviamente andranno poi fatte tutte le considerazioni del caso sul  tema della privacy.   Emergenza sanitaria e Smart City: infrastrutture di mobilità più efficienti Questione di estrema importanza da affrontare nel post-Covid è l’ottimizzazione della mobilità urbana,  considerando che i tradizionali mezzi di trasporto pubblico possono ospitare un minor numero di passeggeri rispetto al passato. Al di là della scontata ottimizzazione dei percorsi, che resta fondamentale per servire il maggior numero di cittadini ed evitare assembramenti, è consigliabile un potenziamento di tutte le forme di mobilità innovativa , come il car o il bike sharing e i monopattini elettrici: a tal fine, l’ideale sarebbe che tutte le città potessero usufruire e mettere a disposizione dei cittadini un ecosistema di mobilità realmente integrato.   Estendere la banda ultralarga e la connettività 5G Il periodo del lockdown ce l’ha insegnato: ormai senza Internet – in casa o fuori – non si vive, e se le prestazioni non sono all’altezza, non c’è modo di lavorare. Per fronteggiare l’avanzata dello smart working ,  che proseguirà anche in assenza di virus, la banda ultralarga nei Comuni non è più differibile. A tal fine, un’ipotesi da non trascurare è puntare fortemente sul 5G:  per abilitarlo, visti i limiti di portata delle small cell, un’idea eccellente consiste nello sfruttare la rete di illuminazione pubblica, cioè i tradizionali lampioni, per installare e alimentare le celle.   Potenziamento della telemedicina La sanità digitale deve diventare un asset portante della Smart City,  uscendo dai confini della semplice (per modo di dire) digitalizzazione di alcuni servizi sanitari. Erogare un buon livello di servizio ai cittadini garantendo sicurezza al personale medico è possibile unicamente mediante lo sfruttamento pervasivo della telemedicina, delle diagnosi da remoto ed eventualmente,  facendo perno su tecnologie avanzate e su connettività a bassissima latenza (come il 5G), degli interventi chirurgici a distanza.

  • Quanto vale l'efficientamento energetico dell'illuminazione pubblica?

    Per valutare la convenienza economica  di un progetto per l’efficientamento energetico dell’illuminazione pubblica, si deve calcolare con precisione il tempo di ritorno dell’investimento  (payback time). Dopo quanti anni si sarà ripagata la spesa iniziale sostenuta per l’intervento di riqualificazione energetica? In media il payback time è di 3-4 anni  grazie al notevole risparmio in bolletta  assicurato dalle lampade led  rispetto alle lampade tradizionali, come quelle a ioduri metallici o a vapore di sodio; ma il risparmio in bolletta non è l’unica voce da considerare quando si calcola il tempo di ritorno dell’investimento.   Come investire nell’efficientamento energetico dell’illuminazione pubblica Vediamo allora quali elementi  entrano in gioco in un investimento di efficientamento energetico dell’illuminazione pubblica. Innanzi tutto, bisogna definire con molta chiarezza la “baseline”  energetica-monetaria, cioè la situazione di partenza : quanto si spende in un anno per alimentare un certo numero di punti luce e per i servizi di manutenzione. Poi bisogna confrontare la baseline  con il traguardo di efficientamento energetico  per l’illuminazione pubblica: quanto si spenderà  in un anno per alimentare i nuovi punti luce installati, che potrebbero essere aumentati o diminuiti rispetto alla situazione di partenza. A volte, infatti, sostituire tutti i punti luce esistenti con lo stesso numero di led non è la soluzione ideale. I calcoli dell'efficientamento energetico dell'illuminazione pubblica Di norma, si considerano 4.200 ore/anno di funzionamento per ogni lampada e si moltiplica il consumo in kWh per il costo medio dell’energia; oltre al risparmio  conseguibile con la riduzione dei consumi energetici (la tecnologia led permette di ridurre i consumi mediamente del 50% con punte molto più elevate in certi casi), occorre anche valutare quanto caleranno i costi per l’esercizio e la manutenzione dei nuovi impianti. E questi vantaggi andranno poi comparati con il costo complessivo  per sostituire le vecchie lampade  e-o installare nuovi punti luce.   Ridurre il payback time dell'efficientamento energetico dell'illuminazione pubblica I fattori che influiscono su un progetto di efficientamento energetico per l’illuminazione pubblica non sono ancora finiti. Un contributo per abbassare il tempo di ritorno dell’investimento, infatti, può arrivare dai certificati bianchi  o Titoli di efficienza energetica  (TEE), riconosciuti dal Gestore dei Servizi Energetici  (GSE) per attestare che grazie a un determinato progetto di efficienza si è raggiunto un certo risparmio finale di energia. Così un titolo equivale al risparmio di una tonnellata equivalente di petrolio (Tep) e ogni Tep corrisponde a 5.347 kWh elettrici . Ricordiamo poi che questi certificati sono corrisposti dal GSE per cinque anni  ai progetti di relamping  che riguardano sostituzioni e rifacimenti di vecchi impianti e per sette anni ai progetti interamente nuovi. Intanto i prezzi dei titoli  tra gennaio e febbraio 2020, come emerge dai risultati delle ultime aste svolte dal GME (Gestore dei Mercati Energetici), hanno superato 260 euro  dopo che si erano stabilizzati su quella soglia nelle sessioni di vendita del 2019. In tantissimi casi, poiché le iniziative di relamping richiedono un investimento iniziale  piuttosto elevato, i comuni affidano i progetti alle società specializzate  nei servizi energetici (Energy Service Company, ESCo), che si assumono l’impegno di finanziare e realizzare i lavori, compresa la richiesta dei certificati bianchi al GSE, attraverso le gare per l’assegnazione di contratti di prestazione energetica con garanzia di risultato  e finanziamento tramite terzi (project financing).   Oltre l'efficientamento energetico dell'illuminazione pubblica Infine è bene chiarire che l’efficientamento energetico dell’illuminazione pubblica non serve soltanto a risparmiare energia elettrica e ridurre le bollette, ma anche a realizzare nuove infrastrutture “intelligenti”  nell’ambito di una smart city, una città sempre più evoluta grazie alle tecnologie digitali. L’obiettivo quindi è migliorare la qualità  dell’illuminazione pubblica e offrire più servizi ai cittadini: ad esempio, si possono implementare sistemi per l’illuminazione adattiva  con sensori e-o telecamere che consentono di auto-regolare i flussi luminosi in tempo reale in funzione di vari fattori, come il traffico stradale e le condizioni meteorologiche. Si stanno anche diffondendo applicazioni di “motion light” , tramite sensori che attivano le luci nelle aree pedonali solamente quando c’è un passaggio di pedoni o ciclisti; e sui lampioni led intelligenti si possono installare dispositivi e servizi aggiuntivi  come sistemi di videosorveglianza, punti di ricarica per veicoli elettrici, apparecchi per il monitoraggio dell’aria.

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