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- 3 servizi di micromobilità che si abilitano con la ricarica as a service
Oggi parlare di servizi di micromobilità significa parlare fondamentalmente di micromobilità elettrica . La flotta di e-bike, scooter elettrici e monopattini in circolazione cresce esponenzialmente e un ruolo predominante è giocato dai servizi in sharing con l’opzione “a flusso libero” . Ma le potenzialità di questo ecosistema di trasporto non possono esprimersi pienamente senza un’ infrastruttura abilitante che, oggi, può essere la rete dell’illuminazione stradale , la cui alimentazione può facilmente rispondere alle esigenze di ricarica della micromobilità elettrica. L’illuminazione pubblica, infatti, può essere sfruttata per alimentare delle charging station , con il doppio obiettivo di ricaricare i mezzi e di assicurarli in appositi spazi di parcheggio , risolvendo in questo modo anche il problema dell’abbandono deregolamentato dei mezzi su suolo pubblico, in particolare monopattini. La “ricarica as a service” può ridurre i costi operativi delle compagnie che operano nel settore della sharing mobility e lanciare nuovi servizi e opportunità di business in ottica smart city . Servizi micromobilità: l’importanza dei dati Ci sono diverse modalità per declinare un servizio di ricarica per la micromobilità elettrica. La soluzione ottimale potrebbe essere adottare delle docking station in grado di servire tutti i “microveicoli” , siano essi monopattini e bici in condivisione o di proprietà. Teoricamente, una stessa stazione di ricarica potrebbe servire tutti gli operatori dei servizi di micromobilità in sharing operanti nella stessa città e questo sarebbe lo scenario ottimale per chi si occupa di mobility management. Le statistiche sull’utilizzo delle stazioni di ricarica possono fornire informazioni preziose sulle aree più o meno fornite dai servizi di micromobilità . Allo stesso tempo, riducendo i costi operativi delle compagnie di sharing, l’amministratore pubblico potrebbe contrattare l’accesso a una mole enorme di informazioni sulla tipologia di utenti e sulle tratte maggiormente percorse. Informazioni che possono aiutare la pianificazione urbanistica per capire, ad esempio, dove progettare corsie protette o inserire riduttori di velocità per le auto. Servizi micromobilità: le stazioni di ricarica per la seamless mobility Secondo McKinsey & Company , i cambiamenti tecnologici legati al settore della mobilità delineano una tendenza verso la “seamless mobility”, una mobilità “senza soluzione di continuità ” dove i confini tra trasporto pubblico, privato e condiviso si fanno sfuocati . In questo scenario, le stazioni di ricarica per i servizi di micromobilità , posizionate in snodi strategici, come capolinea di bus o fermate metro, sono fondamentali per offrire soluzioni di spostamento multimodali . Allo stesso tempo, è possibile guidare l’esperienza d’uso dell’utente. Le stazioni di ricarica per monopattini introducono il principio dello “ smart picking ”: prelevo o lascio il monopattino non solo dove mi è più comodo ma anche, magari, dove mi conviene, perché ad esempio posso risparmiare sul noleggio. Si aprono così nuovi modelli di business per gli operatori dei servizi in sharing . Servizi micromobilità: nuovi pannelli per info e advertising Una volta attivata, la docking station può offrire altre tipologie di servizi oltre la ricarica e il parcheggio. Un servizio utile, redditizio e facilmente implementabile consiste nel fornire informazioni sul traffico e sul trasporto pubblico locale. Come? Equipaggiando le stazioni di ricarica con display digitali . Gli stessi display digitali possono essere utilizzati come spazi pubblicitari , costituendo così una potenziale fonte di revenues per l’Amministrazione Pubblica. Come attivare le stazioni di ricarica con Alosys Switch Le stazioni di ricarica possono, dunque, potenziare e migliorare i servizi di micromobilità. Ma come realizzarle? Una soluzione con tempi e costi ridotti di realizzazione è fornita da Alosys Switch , il commutatore intelligente brevettato di Alosys che consente di sfruttare la rete dell’illuminazione stradale. La rete dell’illuminazione stradale è alimentata solo nelle ore notturne, ma con Alosys Switch è possibile sfruttare la trifase dell’illuminazione stradale per alimentare le stazioni di ricarica h 24 . Senza nuovi cablaggi e senza scavi . L’installazione richiede pochi minuti ed è quindi possibile immaginare anche soluzioni modulari, con stazioni di ricarica installate in prossimità di un grande evento pubblico, per invogliare gli utenti a raggiungerlo con mezzi elettrici, siano essi e-bike, monopattini o scooter di piccola cilindrata.
- Lampioni intelligenti nella tua città: basta un interruttore
Per prima cosa, definiamo l’espressione “lampioni intelligenti” . Da un lato vi è un chiaro collegamento con il concetto di smart lightning , e quindi di illuminazione 2.0 , dall’altro con tutto quell’ecosistema di dispositivi e soluzioni che conduce la città verso il modello di smart city . Il lampione, dunque, non diventa intelligente perché passa alla tecnologia LED e consuma meno, ma perché alimenta - e quindi funge da piattaforma abilitante - tutti quei sensori, dispositivi IoT di diverso tipo, sistemi di monitoraggio remoto e videocamere che rendono una città smart, capace di erogare nuovi servizi per i cittadini e per le imprese e di ottimizzare quelli esistenti. Li definiamo lampioni intelligenti proprio per questo motivo: perché svolgono il loro compito principale (l’illuminazione) in modo smart , ma soprattutto perché diventano la spina dorsale di una rete senza la quale la città 2.0 e i suoi servizi innovativi non potrebbero esistere. A cosa servono i lampioni intelligenti In tutto ciò, il problema è che, salvo eccezioni, l’attuale rete di illuminazione pubblica non è in grado di fungere da spina dorsale della smart city . Per un motivo molto semplice: le mancano i lampioni intelligenti, quelli che alimentano i dispositivi core della smart city (sensori, videocamere, hotspot di cui sopra). Attualmente, c’è un vincolo di natura tecnica, poiché l’energia viene distribuita ai pali da un cabinet stradale, che apre e chiude l’erogazione in funzione di un interruttore crepuscolare: ciò significa, all’atto pratico, che i pali non sono alimentati durante il giorno e quindi non potrebbero – di per sé – alimentare a loro volta i dispositivi che sono alla base della smart city e che dovrebbero – ovviamente – essere disponibili per 24 ore al giorno. Si torna in pratica al discorso precedente: al momento, i lampioni non sono intelligenti . Lampioni intelligenti e smart city grazie ad Alosys Switch A tutto c’è rimedio, anche all’incapacità della rete di illuminazione pubblica di diventare un pilastro della città 2.0. Ma un conto è avere un rimedio , un altro è averne uno pratico, poco costoso, non invasivo e implementabile in pochissimo tempo: il vantaggio di Alosys Switch è proprio questo, ovvero la sua capacità di rendere smart la rete di illuminazione pubblica (ovvero, lampioni intelligenti) senza richiedere riqualificazioni invasive e senza scavi , che in condizioni “normali” sarebbero necessari per portare nuovi cavi di alimentazione direttamente al palo. I vantaggi dei lampioni intelligenti Una soluzione di questo tipo rende superflue le soluzioni alternative, come i pannelli fotovoltaici direttamente sul palo e/o gli accumulatori. I vantaggi, peraltro, sono immensi: costi in picchiata, un progetto snello e implementabile in pochissimo tempo e nessun disagio per i cittadini. Una volta installato, Alosys Switch permette di alimentare 24/7 tutti i dispositivi che abilitano il modello di smart city tramite la rete di illuminazione pubblica , sensori, videocamere, colonnine e punti di accesso radio, per esempio. Questi possono essere installati alla base o sul palo e ricevere da esso l’energia, il cui consumo viene immediatamente contabilizzato da remoto. Come funzionano i lampioni intelligenti La soluzione di Intelligent Switching di Alosys (Alosys Switch) si compone dello switch vero e proprio , che permette il prelievo della corrente dalla rete trifase dell’impianto dell’illuminazione pubblica , e dallo Smart Box che va posizionato agevolmente nel pozzetto adiacente ai pali della luce. Questo si compone a sua volta di un alimentatore e, soprattutto, di un contatore, che misura in maniera certificata il consumo dei dispositivi che ricevono energia dalla rete dell’impianto di illuminazione pubblica, il tutto coordinato da un modulo radio, che trasmette e gestisce le informazioni relative all’energia consumata, e da un centro remoto di gestione. Architettura tecnica a parte, il sistema di Intelligent Switching è stato progettato per essere implementato in modo agevole, semplice e sicuro, permettendo così una trasformazione progressiva della città verso un modello smart e connesso , ma senza costi particolari da sostenere o disagi per i cittadini. Come abbiamo sottolineato nel titolo: per i lampioni intelligenti, basta un interruttore. Cioè, uno switch.
- Guida pratica alla normativa per l'illuminazione stradale
La normativa sull’illuminazione stradale per progetti smart fa principalmente riferimento allo standard UNI 11248:2016 . L’Italia ha così recepito le indicazioni presenti nella norma europea EN 13201-1 del 2015 e nel technical report 115 della CIE, la Commission Internationale de l'Eclairage. La nuova norma considera diversi parametri che descrivono le condizioni di utilizzo reale delle strade. Fatte salve le esigenze di sicurezza, questi parametri sono determinanti in fase di progettazione per definire le soluzioni di illuminazione più idonee per garantire la giusta visibilità e la riduzione degli sprechi. Una delle finalità della UNI 11248 è infatti l’uso razionale dell’energia. Normativa illuminazione stradale e sistemi adattivi Proprio nell’ottica di promuovere l’uso razionale dell’energia, e quindi lo sviluppo di progetti di illuminazione smart, la norma UNI 11248 definisce le caratteristiche dei sistemi adattivi. I sistemi di regolazione adattivi consentono di modulare l’intensità luminosa in funzione dei dati raccolti in tempo reale . Non si tratta solo dei dati relativi alle variazioni del traffico nelle diverse fasce orarie. I sistemi più avanzati monitorano anche le condizioni atmosferiche nonché le reali prestazioni dell’impianto di illuminazione in virtù del grado di usura degli apparati. In presenza di tali sistemi, la normativa sull’illuminazione stradale consente di declassare la categoria illuminotecnica relativa a un tratto stradale. In altre parole, in presenza di specifici parametri, è possibile ridurre la quantità di luce che il sistema di illuminazione deve garantire. Normativa illuminazione stradale: le categorie illuminotecniche Per capire come incide la normativa per l’illuminazione stradale UNI 11248 dobbiamo tenere presente il procedimento sottrattivo che sta alla base della definizione di quanto e come deve essere illuminato un tratto stradale. Ogni progetto di illuminazione stradale si basa su di una categoria illuminotecnica di riferimento per una specifica categoria di strade (autostrade, strade secondarie ecc). La categoria illuminotecnica di progetto invece, oltre alla tipologia di strada, prende in esame variabili quali l’intensità del traffico, la presenza di “zone di conflitto” come incroci e zone di incolonnamento, la presenza di pedoni. C’è infine la categoria di esercizio: se in un dato periodo, i flussi di traffico sono inferiori al previsto si può declassare la strada, riducendo di conseguenza il livello di illuminamento. Sistemi di regolazione adattiva: cosa dice la normativa sull'illuminazione stradale È proprio su questa che interviene la normativa sull’illuminazione stradale, dando una spinta alla realizzazione di progetti smart. La UNI 11248 definisce i requisiti per i sistemi adattivi. In particolare, i sistemi FAI, Full Adaptive Installations , dotati di lampade a LED e sensoristica avanzata, in grado di determinare l’illuminazione più idonea analizzando il traffico, le condizioni metereologiche e la luminanza del manto stradale. Normativa di illuminazione stradale e progetti smart La normativa sull’illuminazione stradale per progetti smart stabilisce che, in presenza di sistemi adattivi FAI, la categoria illuminotecnica può essere declassata . Si arriva fino ad un massimo di tre classi se il flusso di traffico è inferiore al 12,5% di quanto previsto in fase di progetto. Meno due classi se il flusso di traffico arriva al massimo al 25% dei valori previsti. Una classe in meno se questo valore arriva al 50%. Come è facilmente intuibile, ciò determina un importante risparmio energetico. La normativa sull’illuminazione stradale prevede un declassamento della categoria illuminotecnica anche per i sistemi adattivi di tipo TAI, Traffic Adaptive Installations . Sono sistemi adattivi meno sofisticati, in grado di rilevare esclusivamente i dati relativi al flusso del traffico. Le altre norme per l’illuminazione stradale Le altre norme essenziali per l’illuminazione stradale sono la UNI EN 13201-2, -3, -4 e -5. Le prime due riguardano i requisiti prestazionali e il calcolo delle prestazioni. La -4 e -5 invece definiscono i metodi di misurazione delle prestazioni fotometriche e gli indicatori per le prestazioni energetiche degli apparati.
- Illuminazione pubblica smart: la città del futuro, oggi
Realizzare impianti di illuminazione pubblica smart significa sfruttare le potenzialità dei dati per offrire servizi a valore aggiunto alla cittadinanza. Partendo da una infrastruttura pubblica e capillarmente diffusa sul territorio . È per questo che il tema suscita la curiosità e l’interesse di molti amministratori pubblici. Le sperimentazioni in Italia non mancano, ma c’è da affrontare il nodo dei costi. In quanto tempo si ripaga l’investimento necessario per adeguare la rete dell’illuminazione pubblica? La risposta dipende da quali e quanti servizi verranno abilitati. E da quale soluzione tecnologica si sceglie per alimentare i dispositivi – sensori, videocamere, hotspot, pannelli - predisposti per la raccolta dei dati e per l’erogazione dei servizi all’utenza. Questo perché, per esigenze di sicurezza stradale e di efficienza, una rete per l’illuminazione pubblica è progettata per essere alimentata soltanto nelle ore notturne. Ci sono diverse opzioni per garantire un’alimentazione h24. Costi e tempi di realizzazione possono variare anche di molto. Impianti di illuminazione pubblica smart: risparmio e innovazione L’esigenza primaria che spinge i Comuni verso la progettazione di impianti di illuminazione pubblica smart è quella di contenere i costi. L’uso efficiente delle risorse è l’aspetto essenziale da considerare, anche nella scelta della soluzione impiantistica più adatta . I primi interventi sono andati nella direzione di sostituire i corpi illuminanti con lampade a LED. Una scelta che una città come Milano ha adottato già nel 2015, determinando una riduzione dei consumi energetici di oltre il 50%. La tecnologia a LED, e la sua gestione con sistemi di telecontrollo, permette di modulare il flusso luminoso in maniera più efficiente, anche in base all’effettivo traffico veicolare o alla presenza di pedoni. Ma oggi, grazie all’Internet of Things e ad una sempre maggiore capacità di banda per la comunicazione dei dati, gli impianti di illuminazione pubblica smart consentono molto altro. Dalla rilevazione di parametri ambientali all’offerta di servizi per traffico e parcheggi; dalla possibilità di offrire connessioni Wi-Fi ai servizi di videosorveglianza. Illuminazione pubblica smart e servizi intelligenti Per sfruttare pienamente le potenzialità degli impianti di illuminazione pubblica smart non basta, dunque, sostituire i corpi illuminanti con soluzioni più efficienti. Bisogna infatti trasformare il punto luce in uno smart eye , un occhio intelligente capace di raccogliere, elaborare e trasmettere dati . Per far ciò, il lampione deve essere equipaggiato con una gamma di device: si pensi semplicemente a dei sistemi di videosorveglianza o a delle centraline per il rilevamento dei livelli di inquinamento atmosferico. Illuminazione pubblica smart: il problema dell'alimentazione Questi device necessitano di essere alimentati per tutto l’arco della giornata e non possono collegarsi direttamente al cavo che alimenta il lampione . Sia perché si tratta di un cavo trifase, sia perché durante il giorno non è alimentato. Le opzioni in campo sono diverse. Si può fare un nuovo cablaggio dal cabinet al palo, che necessità però di lavori di scavo; si possono inserire delle batterie alla base del palo, che vanno però periodicamente sostituite. Si possono montare dei pannelli solari con sistemi di accumulo, più esposti a rischi di danneggiamento e necessità di manutenzione. Oppure si può utilizzare uno smart switch trifase. Come realizzare impianti di illuminazione pubblica smart con Alosys Switch La soluzione progettata e brevettata da Alosys va proprio in questa direzione. L’idea alla base è semplice ma allo stesso tempo innovativa: sfruttare il cavo trifase dell’illuminazione per alimentare i dispositivi deputati all’erogazione dei servizi smart. Alosys Switch è un commutatore che si installa direttamente sul cavo trifase e consente di portare la corrente fino a tre pali della luce . Senza interventi invasivi sul manto stradale, lavori in muratura e senza la necessità di sostituire l’armatura stradale dei pali. Di dimensioni molto ridotte (65x38x20 mm) si può installare alla base o nell’asola del palo stesso. Una soluzione comoda, praticamente operativa in 20 minuti anche perché non richiede nuove certificazioni dell’impianto di illuminazione . E agevolmente accessibile per un’eventuale manutenzione. Alosys Switch è dunque la soluzione più rapida e conveniente per realizzare impianti di illuminazione pubblica smart e agevolare la transizione delle nostre città verso vere e proprie Smart City.
- Gestione illuminazione e comuni: segreti per risparmiare
L’illuminazione stradale smart può offrire un ampio margine di risparmio ai Comuni, grazie alla maggiore efficienza e ai servizi a valore aggiunto che consente di sviluppare . La rete dell’illuminazione pubblica, infatti, può essere un’infrastruttura abilitante per servizi di gestione e monitoraggio del territorio urbano con impatti notevoli in termini di miglioramento della qualità di vita dei cittadini. Secondo il GSE, l’illuminazione pubblica copre una quota tra il 20 e il 30% della spesa energetica dei Comuni italiani. Un costo elevato dovuto principalmente al mancato ammodernamento dei punti luce. Sono ancora molto diffusi i pali con lampade a ioduri metallici o a vapore di sodio. I pali della luce sono poi distribuiti in maniera pervasiva. Una capillarità non sempre razionale, spinta dalla diffusa convinzione che avere più luce equivalga ad avere più sicurezza. Risultato: un modello di gestione altamente inefficiente. Gestione dell'illuminazione per Comuni, quanto puoi risparmiare? Ma quanto risparmierebbero i Comuni con un’illuminazione stradale smart? Secondo l’Enea, la riqualificazione dell’illuminazione pubblica su scala nazionale potrebbe generare un risparmio di 500 milioni di euro. Due gli interventi auspicati: la sostituzione delle vecchie lampade con lampade a LED; l’implementazione di sistemi di telecontrollo degli impianti . Il primo intervento è il primo passo, necessario ma non sufficiente, verso un’illuminazione stradale smart. Oltre a ridurre i consumi energetici tra il 40 e il 60% rispetto ai consumi medi attuali, le lampade a LED hanno minori costi di gestione e manutenzione, con una durata di vita compresa tra 50.000 e 100.000 ore. Tuttavia, è l’adozione di sistemi di telecontrollo che ha le maggiori potenzialità in ottica smart city. Pali intelligenti per la gestione dell'illuminazione dei Comuni Il punto luce può infatti divenire un palo intelligente se dotato di sensori. E se è capace di comunicare in modalità bidirezionale tutta la gamma di dati che è in grado di raccogliere. Le applicazioni sono innumerevoli. Se vogliamo limitarci all’efficientamento e alla riduzione degli sprechi possiamo pensare alle soluzioni di illuminazione adattiva : con i LED possiamo variare l’intensità di luce per adeguarla a specifiche situazioni di contesto, come può essere la presenza o meno di traffico veicolare o di pedoni. La gestione dell'illuminazione smart a Londra Una grande capitale europea che sta guidando questa transizione verso l’illuminazione stradale smart è senza dubbio Londra . Il progetto londinese di smart street lighting coinvolge 12.000 punti luce nell’area della City, riconvertiti a LED e gestiti tramite un sistema intelligente che ne determina i tempi di accensione e spegnimento, l’intensità e la temperatura colore, con una predilezione per i valori tra 2.000 e 4.000 gradi Kelvin, la cosiddetta luce calda. Tutti i led sono connessi tra di loro e integrati in una rete di sensori che coinvolge semafori, centraline di rilevamento dell’inquinamento atmosferico, sistemi di monitoraggio delle condotte fognarie. Cominciata nel 2018, l’installazione dei LED avrebbe dovuto ultimarsi nei primi mesi del 2020. Questo intervento sta determinando un abbattimento dei costi energetici del 60%. Gestione dell'illuminazione per Comuni che diventano smart city Sul tema dell’illuminazione stradale smart e dei servizi per la smart city, l’Enea ha lanciato PELL, Public Energy Living Lab. Si tratta di una piattaforma di monitoraggio e uno strumento al servizio di tutti i comuni che possono avere un’analisi delle proprie prestazioni e capire quali strategie adottare per migliorarle. Così sta facendo il comune di Livorno , prima città di dimensioni medio-grandi che ha provato a sposare e tradurre in azioni concrete questo approccio. Il comune toscano ha deciso di sostituire tutti i punti luce della città con 16.000 LED puntando ad un abbattimento dei consumi fino al 70%. Il progetto prevede anche l’adozione di sistemi di telecontrollo per sfruttare la rete di sensori di cui saranno dotati i punti luce. Le prime applicazioni riguarderanno i dati sul traffico, la disponibilità di parcheggi e i livelli di emissioni di CO2 in atmosfera.
- Esempi pratici di smart city: l'illuminazione del futuro
Com’è noto, buona parte delle fattispecie di Smart City possono essere abilitate facendo perno sulla rete di illuminazione pubblica. Sostanzialmente, questo accade per la sua pervasività e per il fatto di non richiedere la costruzione di infrastrutture ex novo, con tutti i benefici del caso in termini di tempi di implementazione e di costi. Quindi, quando si parla di use case di Smart City come la gestione ottimale del traffico e della viabilità, ipotesi di sorveglianza “proattiva” di certe aree, ottimizzazione dei parcheggi e della gestione dei rifiuti, ci riferiamo a ipotesi che, per poter essere implementate in concreto, richiedono almeno tre componenti: la raccolta dei dati, la trasmissione e l’elaborazione. Il primo è affidato all’IoT, cioè ai sensori, alle videocamere, ai microfoni ecc, che – appunto – possono essere distribuiti e alimentati dalla rete di illuminazione, la quale diventa in questo modo un elemento abilitante di tutti gli use case di Smart City che le municipalità – o anche le aziende – dovessero decidere di implementare. Esempi di IoT nella Smart City: l'illuminazione Tra queste fattispecie, c’è proprio la gestione dell’illuminazione pubblica in modo più evoluto rispetto all’attuale. Non dimentichiamo, infatti, che essa si basa (nella maggior parte dei casi) su un concetto ormai estremamente superato – cioè quello dell’accensione/spegnimento in funzione dell’orario – nonché su tecnologie di illuminazione datate che ‘pesano’ sulla spesa pubblica. Quindi, anche se sembra un giro di parole, tra le fattispecie di Smart City abilitate dalla rete di illuminazione pubblica ci sono proprio gli smart o connected streetlights , ovvero i lampioni che, oltre a utilizzare la tecnologia di illuminazione LED e a godere dei risparmi relativi, sono anche connected, possono essere gestiti da remoto e variare autonomamente l’intensità luminosa in funzione dell’ambiente circostante o del rilevamento di persone e/o oggetti. Esempi di Smart City europee Questa premessa è utile per introdurre alcuni casi concreti di Smart City . A tal fine si potrebbe partire da Madrid, che oggi può vantare la presenza di 225.000 connected streetlights (fonte: IOT Analytics ), monitorate h.24 e gestite completamente da remoto. Decisamente interessanti i risultati ottenuti: la medesima fonte parla infatti di un risparmio del 44% rispetto all’utilizzo delle precedenti tecnologie legacy. Un altro esempio “da manuale” quando si parla di Smart City nel vecchio continente è Amsterdam, che ha recentemente implementato un sistema di illuminazione modulare finalizzato all’ottimizzazione della spesa e alla riduzione dell’inquinamento luminoso: curiosamente, secondo un sondaggio il 61% degli olandesi ha espressamente richiesto una riduzione dell’intensità luminosa notturna e la capitale ha risposto con un sistema smart totalmente connesso che permette la variazione automatica dell’intensità in funzione dell’ambiente, ma anche una regolazione ad hoc nel caso di interventi di polizia o situazioni di emergenza; addirittura, in certe aree ben definite sono gli stessi cittadini a poter regolare l’intensità luminosa con lo smartphone. Non solo: tra i progetti vi è ovviamente quello di utilizzare le streetlights per raccogliere informazioni sull’ambiente circostante, il che le rende un ottimo abilitatore di altri use case di Smart City. Si può ipotizzare il monitoraggio della qualità dell’aria (si pensi ai benefici, per esempio, per i soggetti asmatici), del livello della pressione sonora, ma anche lo smart parking, le videocamere di sorveglianza e mille altre fattispecie utili per le persone e per il governo di città che crescono a vista d’occhio. Esempi pratici di Smart City nel mondo A 2020 ormai inoltrato, gli esempi potrebbero essere moltissimi, le cui prime sperimentazioni risalgono anche a più di cinque anni fa: per esempio , nel 2015 San Diego associò all’aggiornamento della tecnologia di illuminazione (cioè al passaggio ai LED), l’integrazione di sensori , controller, trasmettitori wireless e processori integrati nei singoli lampioni, così da sfruttare l’infrastruttura esistente per la raccolta di dati e, in questo modo, decongestionare il traffico, monitorare l’ambientale e accelerare la risposta alle emergenze. Oppure, possiamo parlare di Los Angeles, che a fine 2018 poteva già contare su 165.000 connected streetlights considerate dal governo cittadino come la spina dorsale per l’implementazione di applicazioni IoT: interessante il concetto, perfettamente in linea con questo articolo, secondo cui a Los Angeles la rete di illuminazione stradale viene considerata uno Smart City HUB . In pratica, essa serve a illuminare l’ambiente ma, soprattutto, permette alla città di sperimentare e di diventare un modello di Smart City. L'esempio delle Smart City asiatiche Infine, non si può non citare l’Asia, un punto di riferimento in quanto ad evoluzione tecnologica. Jakarta, per esempio, è l’imponente capitale dell’Indonesia, con una popolazione residente superiore ai 9 milioni. Essa rappresenta il perfetto esempio di megalopoli che deve puntare fortemente sulla trasformazione digitale e sull’impatto della tecnologia in previsione di un’ulteriore crescita futura: Jakarta è, infatti, una delle città con il tasso di crescita più rapido al mondo (si parla di raggiungere i 35 milioni di cittadini entro una manciata di anni). Non è un caso che il processo evolutivo in ottica 2.0 sia iniziato quasi un decennio fa, ma fino al 2017 l’immensa rete di illuminazione pubblica non poteva contare sul controllo remoto e si basava su tecnologia obsoleta: oggi, con 150.000 lampioni LED dotati di controllo remoto, non solo i consumi si sono abbassati, ma è possibile governare l’illuminazione pubblica in modo data-driven, cioè in funzione delle esigenze delle specifiche zone. Un'analisi delle Smart City asiatiche non è completa senza il Giappone. Alcuni anni fa fece parlare molto di sé Fujisawa, il prototipo di città smart e sostenibile, con villette ad energia zero, car free, fotovoltaico e sistemi di accumulo dell’energia presenti di serie in ogni abitazione. Sul fronte della sicurezza, e in chiara ottica smart , vennero installate decine di videocamere “smart” su tutta la rete di illuminazione pubblica, di modo tale da creare una recinzione virtuale che non imponesse alle forze dell’ordine di essere perennemente in strada, ma di intervenire solo quando allertate dal sistema. Se non è smart questo…
- Micromobilità elettrica: come sfruttarla con un'infrastruttura virtuosa
Ai mezzi acquistati dai privati, vanno poi aggiunti quelli noleggiati: la pandemia da Covid19 sta influenzando le soluzioni di spostamento dei cittadini e sempre più persone preferiscono la sharing mobility al trasporto pubblico. Piacciono soprattutto le applicazioni a flusso libero , con la comodità di poter lasciare il mezzo noleggiato in un punto qualsiasi dell’area di copertura del servizio. Non mancano tuttavia le criticità, dalla sicurezza degli utenti al decoro urbano . Lo sviluppo di un’ infrastruttura di supporto alla micromobilità elettrica e condivisa non solo può contribuire a risolvere questi problemi ma può favorirne una maggiore penetrazione nei trasporti cittadini. Micromobilità elettrica: il boom dei monopattini L’innamoramento degli italiani per la micromobilità elettrica è dimostrato dalla crescita vertiginosa del numero dei monopattini presenti sulle nostre strade. Come registrano i dati elaborati dall’Osservatorio nazionale Sharing Mobility, tra il dicembre 2019 e il settembre 2020, la flotta dei monopattini in condivisione è più che quintuplicata: i monopattini condivisi sono passati da 5.000 a oltre 27.000 , con un’offerta di servizi presente in 17 città . La maggior parte dei servizi sono stati lanciati dopo la fine del lockdown. A questi numeri dobbiamo sommare quelli dei monopattini acquistati, soprattutto grazie all’impulso del Bonus Mobilità. Stando ai dati Gfk, nei primi sette mesi dell’anno sono stati venduti in Italia 125.000 monopattini, con un trend in forte crescita. La flotta dei veicoli elettrici in condivisione si completa considerando oltre 5.000 scooter, per il 95% elettrici, e circa 30.000 biciclette. Complessivamente, in 38 città italiane è attivo almeno un servizio di micromobilità in condivisione . Micromobilità: l’infrastruttura per la sicurezza Questa predisposizione alla micromobilità elettrica va incentivata anche dal lato dell’ esperienza d’uso . Che significa, innanzitutto, più sicurezza. Secondo uno studio condotto dalle Università di Denver e New Mexico, le infrastrutture per la micromobilità rendono le strade più sicure per tutti , automobilisti inclusi. Corsie ciclabili e casa avanzata – l’area dedicata alle bici davanti la linea di arresto delle auto al semaforo – sono le soluzioni di recente normate dal Decreto Rilancio. Le corsie ciclabili possono essere rese più visibili con una buffer zone , un’area cuscinetto disegnata sull’asfalto per distanziare maggiormente bici e auto. Più sicurezza si ottiene anche con un posizionamento intelligente degli stalli per le bici , come dimostrano le best practice analizzate dalla americana National association of city transportation officials. A New York sono usate per estendere l’area di un marciapiede o creare “rifugi pedonali” nel mezzo di ampie carreggiate, rendendo più sicuro l’attraversamento. Micromobilità elettrica e infrastruttura di ricarica Corsie dedicate e un sapiente posizionamento delle postazioni di ricarica possono migliorare la sicurezza di chi sceglie la micromobilità elettrica e allo stesso tempo, incentivare ulteriormente la scelta di questi mezzi leggeri e a impatto zero. Le stazioni di ricarica hanno un ulteriore beneficio: quello di migliorare il decoro urbano delle nostre città. Infatti, il parcheggio deregolamentato dei monopattini in sharing rischia di diventare un problema per pedoni e un’ulteriore barriera alla mobilità delle persone con disabilità. Se in Italia siamo ancora indietro su questo fronte, in altri Paesi non mancano sperimentazioni sull’utilizzo di docking station per parcheggiare e ricaricare i monopattini , un servizio offerto a chi noleggia ma teoricamente disponibile anche per chi ha un mezzo di proprietà. Riducendo i costi di gestione e ricarica per le società di noleggio le stazioni di ricarica possono, inoltre, diventare una soluzione complementare per portare la micromobilità elettrica nelle aree più periferiche e meno popolate . Qualche esempio arriva da Usa e alcuni Paesi europei più avanti sulla micromobilità elettrica, come la Francia. Swiftmile ha già posizionato le sue docking stations in diverse metropoli. Si tratta di stazioni di ricarica e parcheggio utilizzabili da bici e monopattini, teoricamente anche da più operatori di servizi in condivisione. Diverse grandi città – da Austin a Berlino – hanno già adottato questa soluzione. A Parigi , invece, sono da poco arrivate le prime quattro stazioni di ricarica per monopattini , targate Charge, altra impresa statunitense che fornisce soluzioni differenziate per il parcheggio e la ricarica.
- Software di project financing e illuminazione pubblica: la tua città smart
Il project financing nell'illuminazione pubblica è uno degli strumenti più interessanti per rendere più “intelligente” una città (smart city), grazie a un mix di possibili vantaggi che vanno dall’efficienza energetica con la conseguente riduzione della bolletta elettrica, ai molteplici servizi a valore aggiunto che possono essere implementati nel progetto. La finanza di progetto è un modello di finanziamento ampiamente utilizzato nelle forme di collaborazione pubblico-privato : così gli enti pubblici possono realizzare investimenti di ampio respiro, anche quando la loro capacità di spesa è limitata, perché il soggetto privato si prende carico di sviluppare una determinata iniziativa nelle sue varie fasi (progettazione, fornitura degli impianti, assistenza, gestione), assumendosi i relativi rischi. Il soggetto privato può curare un progetto dall’inizio alla fine in tutti i suoi aspetti, o limitarsi ad alcune fasi, come l’installazione delle tecnologie e le attività di manutenzione; dipende dal tipo di contratto di partnership pubblico-privato (PPP) che si andrà a sottoscrivere L’obiettivo è facilitare e promuovere gli investimenti pubblici in diversi settori, tra cui le tecnologie che permettono di ridurre i consumi energetici e abilitare nuovi servizi. Cosa valutare nel project financing dell'illuminazione pubblica Per valutare correttamente le proposte di project financing nell'illuminazione pubblica, bisogna esaminare e confrontare molti elementi: risparmio energetico atteso in seguito all’intervento, spese di manutenzione ordinaria e straordinaria, tecnologie impiegate, riduzione dell’inquinamento luminoso, caratteristiche e affidabilità degli impianti, garanzie dei risultati, predisposizione tecnica per l’inserimento di servizi a valore aggiunto (VAS, acronimo di value-added service ), oltre agli aspetti economici tra cui durata del contratto proposto dal soggetto finanziatore privato, importo del canone mensile o annuo, e così via. Molto utili, a questo proposito, sono i criteri ambientali minimi (CAM) per i servizi di illuminazione pubblica, disciplinati dal decreto ministeriale del 28 marzo 2018 . In molti casi a proporre le iniziative di project financing nell'illuminazione pubblica sono le società di servizi energetici, identificate dall’acronimo inglese ESCo, Energy Service Company ; queste società sono specializzate nel progettare e costruire impianti che permettono di aumentare l’efficienza energetica di interi edifici, quartieri o intere città, grazie all’installazione di tecnologie, dispositivi e soluzioni software con cui diminuire i consumi di energia. Cosa inserire in un project financing nell'illuminazione pubblica Il “cuore” di un project financing nell'illuminazione pubblica è senza dubbio la tecnologia led : sostituire tutte le lampade tradizionali in un’area urbana con lampade led, infatti, garantisce risparmi molto consistenti sulla bolletta elettrica municipale, tanto che per recuperare del tutto l’investimento iniziale di solito servono non più di quattro anni. Ma l’efficienza energetica, per quanto fondamentale, è solo una faccia della medaglia . L’altra faccia è rappresentata dai servizi aggiuntivi che si possono includere nel project financing sull'illuminazione pubblica: in sostanza, è possibile trasformare i lampioni led esistenti in lampioni “smart” grazie alle tecnologie digitali più avanzate. Project financing, illuminazione pubblica e IoT Si entra allora nel settore IoT, Internet of Things, il “web delle cose” che prevede la connessione wireless permanente tra gli oggetti fisici (i lampioni) e le piattaforme software di controllo/gestione da remoto, tramite speciali sensori applicati ai lampioni. Ciò permette, da un lato, di gestire in modo automatizzato alcuni parametri di funzionamento: ad esempio, la regolazione dell’intensità luminosa secondo differenti situazioni ambientali come traffico stradale, presenza di persone, condizioni meteorologiche. Dall’altro lato, con una soluzione IoT si possono abbinare ai singoli lampioni (oppure a gruppi di lampioni), senza necessità di modificare la struttura dell’impianto esistente, vari dispositivi per servizi a valore aggiunto alimentati, a loro volta, con la stessa corrente prelevata dalla rete trifase dell’illuminazione pubblica. Tra questi servizi troviamo, ad esempio: colonnine per la ricarica di mezzi elettrici come auto, moto e biciclette, sistemi di videosorveglianza pubblica/privata, sistemi Wi-Fi, totem informativi, cartelli stradali “animati”, dispositivi per l’accesso alle reti di telecomunicazione, centraline per il monitoraggio di dati ambientali e la rilevazione delle emissioni inquinanti. Così i lampioni entrano a pieno titolo in una smart grid urbana, una rete elettrica digitalizzata su cui “viaggiano” dati e informazioni che assicurano diversi vantaggi: maggiore efficienza energetica, sostenibilità ambientale, aumento della qualità della vita per i cittadini.
- Come sfruttare l'illuminazione pubblica nella smart city
Quando si parla di Smart City, l’interesse nei confronti dell’illuminazione pubblica cresce in modo esponenziale , e questo non solo per la possibilità di perfezionare e rendere smart l’illuminazione in sé, adattandola meglio alle esigenze dei cittadini e al budget dei Comuni, ma anche per la possibilità di sfruttare la capillarità della rete per l’attivazione di servizi a valore aggiunto in ottica smart . Gli esempi “da manuale” sono: servizi evoluti di monitoraggio ambientale, sensoristica IoT, punti d’accesso radio Wi-Fi pubblici/privati o 4G / 5G, totem interattivi, addirittura punti mobili di distribuzione di acqua potabile e un’infinità di altre casistiche d’interesse per le municipalità, per le aziende e per i cittadini. In quanto tema in continuo divenire, l’interesse da parte di soggetti pubblici e privati resta molto alto, poiché sugli use case della Smart City si potranno sviluppare servizi innovativi ai cittadini nonché nuovi e vincenti modelli di business per le aziende. Come sfruttare l’illuminazione pubblica nella Smart City? Il problema, se così lo possiamo definire, è che gli impianti di illuminazione pubblica non sono particolarmente evoluti sotto il profilo tecnologico non avendo subito importanti interventi di ammodernamento nel corso dei decenni . Un numero su tutti: il consumo pro-capite di energia elettrica per illuminazione pubblica è quantificabile in circa 100 kWh, due volte quello della media europea, per un totale di spesa di 1,7 miliardi, ma soprattutto è lo stesso valore di 10 anni prima (via: greenreport ). Criticità dell'illuminazione pubblica nella Smart City Inoltre, si stima che in Italia ci siano circa 10 milioni di lampioni pubblici (via: lumi4innovation ) e questo pone una questione di costi dell’attività di ammodernamento. Non dimentichiamo, infatti, che l’architettura del sistema consta semplicemente di un cabinet stradale che distribuisce l’energia verso tutti i lampioni aprendo e chiudendo un contatto a orari prestabiliti ; un sistema di questo tipo è nativamente inadatto ad alimentare servizi a valore aggiunto che, per definizione, devono essere disponibili sempre, 24 ore su 24, e devono poter essere monitorati con costanza. L’alternativa è quella di installare, presso lo specifico palo, una fonte di alimentazione aggiuntiva, come una batteria e/o un pannello solare, oppure portare al lampione un nuovo cavo di alimentazione : tali soluzioni, senz’altro fattibili, hanno tutte il grosso limite del costo non indifferente e dei tempi lunghi di implementazione . Considerando il dato di cui sopra, ovvero dei 10 milioni di lampioni presenti sul nostro territorio, si tratterebbe di un progetto epocale. Come migliorare l'illuminazione pubblica della Smart City Altra possibilità, decisamente più smart e quindi in linea col modello in questione, consiste nell’impiego di uno switch per alimentare l’impianto di illuminazione a bassa tensione in modo continuo , switch che si fa carico anche della registrazione dei consumi dei servizi a valore aggiunto e, soprattutto, può essere installato agevolmente alla base del palo o dentro l’asola di un lampione, senza richiedere interventi invasivi. Operando in questo modo, i VAS (Value Added Services) possono non solo rimanere attivi per 24 ore al giorno ma anche – laddove ciò sia previsto – essere correttamente contabilizzati e fatturati secondo consumo. Considerando che tra questi VAS troviamo colonnine di ricarica per mezzi di e-mobility o per dispositivi consumer, una corretta rilevazione dei consumi è centrale per il business delle aziende fornitrici. Migliorare la ROI dell'illuminazione nella Smart CIty Questo metodo riduce fortemente, rispetto all’ipotesi più “tradizionale” (di cui sopra), i costi e soprattutto i tempi di implementazione , che passano da una previsione di mesi a una manciata di giorni anche per progetti urbani da centinaia di lampioni, andando così ad agire in modo importante sul ROI dell’intero progetto . In questo modo, inoltre, si può davvero rendere l’illuminazione pubblica la spina dorsale di ogni progetto di smart city, cui associare magari una revisione delle tecnologie dell’illuminazione stessa, così da ottenere anche risparmi notevoli per gli enti pubblici e fornire un servizio di qualità migliore ai cittadini.
- Come usare l'illuminazione pubblica per la Smart City con Alosys
Quando si parla di innovazione, capita spesso di trovare i termini illuminazione e Smart City nella stessa frase. A causa della sua capillarità, è infatti riconosciuto il ruolo centrale della rete di illuminazione pubblica nei progetti volti a realizzare la città del futuro. Il motivo è semplice da comprendere: le Smart City aggiungono un layer di intelligenza digitale ai sistemi urbani attuali, ma per farlo hanno bisogno di enormi quantità di dati e di dispositivi in grado di catturarli, trasmetterli ed elaborarli. Dal momento che oggi non ci sono problemi a livello di potenza computazionale o trasmissiva, occorre “eleggere” un’ infrastruttura che ospiti i device di Smart City , li alimenti e, così facendo, ne abiliti servizi che vanno dalla prevenzione del crimine a quelli turistici, dalla gestione smart dei parcheggi e del traffico urbano alla raccolta rifiuti, senza dimenticare il monitoraggio ambientale e la gestione avanzata del trasporto pubblico locale. Ecco perché illuminazione e Smart City possono essere grandi alleate; se manca la prima, realizzare i servizi su cui si basa la seconda diventa molto più complesso ed estremamente più costoso. Illuminazione Smart City come driver di innovazione e di crescita Sul discorso di come usare l’illuminazione pubblica per la Smart City le ipotesi sono diverse, alcune delle quali già elencate e altre in fase di sperimentazione. Ma ciò che ci preme far notare, più del solito elenco di use case presenti e futuri, è che l’illuminazione pubblica può diventare ovunque un forte driver di innovazione . Il Comune può usare i lampioni per abilitare servizi a valore aggiunto e fornirli alle aziende - si pensi anche solo a centri per la ricarica di monopattini e biciclette elettriche o i totem turistici -, trasformando così un tradizionale centro di costo in un profitto . Ma ancor più interessante è l’impatto di questo tipo di innovazione su tutto il tessuto economico locale, poiché potrebbero nascere servizi dedicati alle aziende e/o ai cittadini cui ancora non abbiamo pensato e sorretti da modelli di business innovativi . Morale: con un certo livello di astrazione si potrebbe dire che l’illuminazione pubblica possa diventare l’acceleratore dell’economia di una città, di una Regione e di un intero Paese. Alosys e il processo che conduce alla Smart City Come si pone Alosys in questo cammino che lega illuminazione e Smart City? Alosys è un abilitatore: fornisce soluzioni che permettono alle Municipalità di attivare servizi di Smart City e di realizzare tutti quegli use case di cui si è detto, riducendo al minimo gli investimenti. La rete d’illuminazione c’è già, però non è adatta a supportare il paradigma di Smart City: la soluzione proprietaria di Intelligent Switching Alosys - che non richiede nessun intervento invasivo - la può trasformare velocemente e a costo contenuto in quell’acceleratore economico di cui si è detto prima. In termini pratici, i lampioni di oggi non sono in grado di alimentare telecamere, sensori, colonnine di ricarica, totem interattivi e via dicendo, perché a loro volta sono alimentati solo alcune ore al giorno; senza alcuno scavo, pannello fotovoltaico da montare o cavo da collegare, la soluzione di Intelligent Switching Alosys fa sì che il lampione sia attivo per 24 ore, possa a sua volta alimentare device e servizi fondanti di Smart City e possa anche contabilizzare il consumo di energia, così da abilitare quei modelli di business innovativi di cui sopra. Inoltre, sempre in ambito Smart City Alosys propone la soluzione di Remote Control , che in chiara ottica 4.0 permette il controllo remoto e la gestione dell’allarmistica dei quadri elettrici dell’illuminazione pubblica , permettendo così di interagire (da remoto) con sensori, gateway, attuatori ecc, nonché di rilevare malfunzionamenti, regolare l’intensità luminosa, gestire allarmi, effettuare il monitoraggio dell’impianto e rilevare statistiche in modo rapido ed efficiente, senza necessità di presenza sul posto.
- Mobilità intelligente: come abilitarla con i lampioni
Parlare di mobilità intelligente significa soprattutto parlare di un sistema di mobilità data-driven . L’intelligenza, la smartness, può derivare dalla capacità stessa del sistema di elaborare un’enorme quantità di dati . La nuvola dei dati raccolti da una rete di sensori diffusi su tutte le arterie di trasporto, ad esempio, ci può consegnare una fotografia in tempo reale dei flussi di traffico e aiutare l’amministratore pubblico a capire come intervenire per evitare ingorghi o per indirizzare i cittadini verso soluzioni di trasporto più sostenibili, siano esse quelle offerte dal trasporto pubblico locale, dalle differenti opzioni di veicoli in condivisione o un mix ragionato di entrambe. In questo scenario in transizione verso un sistema di mobilità più smart e sostenibile, un ruolo cruciale lo possono giocare i lampioni della luce , dal momento che l’illuminazione stradale costituisce l’infrastruttura pubblica più diffusa e capillare. Mobilità intelligente: più condivisione, più elettrico Progettare un sistema di mobilità intelligente vuol dire affidarsi a un ventaglio di soluzioni complementari : un servizio di trasporto locale diffuso ed efficiente, una rete di parcheggi di interscambio per lasciare il mezzo privato, molteplici servizi di sharing. Il tutto accomunato da una forte spinta all’elettrificazione . Tutti questi servizi servono, infatti, a promuovere un ridimensionamento del ruolo dell’auto privata : per recuperare spazi e vivibilità alle nostre città non c’è alternativa, bisogna diminuire il numero di auto private in circolazione. Ma per migliorare la qualità dell’aria, già sarebbe un bene se aumentasse significativamente il numero di auto elettriche e il miglior modo per farlo è quello di potenziare la rete di ricarica . Quanto sarebbe più comodo per un possessore di auto elettrica ricaricare la propria vettura semplicemente collegandosi al palo della luce sotto casa ? Mobilità intelligente: lampioni per monitorare il traffico e trovare parcheggio La ricarica elettrica è solo uno dei servizi a valore aggiunto dei lampioni smart . Per ciò che concerne la mobilità intelligente, un altro servizio essenziale che il lampione può fornire riguarda il monitoraggio del traffico . Esistono già sensori che possono raccogliere informazioni sul traffico, livelli di inquinamento e livello di illuminazione, e sono in fase di sviluppo piattaforme più ambiziose, capaci di elaborare informazioni statistiche dagli incroci, necessarie a programmare interventi per migliorare la sicurezza e diminuire l’inquinamento. Anche la ricerca del parcheggio può migliorare con i lampioni intelligenti, che possono essere dotati di videocamere in grado di capire se l’area illuminata è occupata o meno da un veicolo. Il guidatore nelle vicinanze potrà, così, essere indirizzato al parcheggio libero tramite un app. La stessa videocamera, in corrispondenza della fermata di un bus, può registrare e comunicare una situazione di affollamento, raccogliendo così dati necessari a migliorare l’offerta del trasporto pubblico locale . I servizi per la mobilità intelligente abilitati da Alosys Switch La rete dell’illuminazione stradale può risultare determinante per attivare quei servizi di raccolta ed elaborazione dati necessari alla progettazione di un sistema di mobilità intelligente a 360 gradi. Bisogna, però, sostituire o adeguare i lampioni . Lampioni nati per un’unica funzione, illuminare nelle ore notturne, devono trasformarsi per fornire servizi h24. Un ostacolo da superare è quello di alimentare sensori e videocamere per tutto il giorno. Escludendo la soluzione più costosa e lunga, quella della sostituzione di tutti i punti luce, rimangono come alternative le batterie tampone alla base, i pannelli solari o un nuovo allaccio dal cabinet stradale al palo, con relativo scavo. Lo smart switch brevettato da Alosys evita tutto ciò. Alosys Switch è un commutatore che consente di portare la corrente ai device in maniera semplice e con brevissimi tempi di installazione . Di piccole dimensioni, si può posizionare alla base o nell’asola del palo, non servono scavi, è di facile manutenzione, un solo dispositivo consente di fornire l’alimentazione fino a tre pali della luce e si può interfacciare con qualsiasi sistema di contabilizzazione dei consumi. Fa parte di un sistema di Intelligent Switching che consente di implementare in tempi incomparabilmente più rapidi rispetto alle modalità di intervento tradizionali tutti quei servizi che delineano lo scenario delle Smart City. A partire dalle soluzioni per la mobilità intelligente.
- 4 vantaggi dell'illuminazione intelligente nella Smart City
Esistono almeno due interpretazioni dell’espressione illuminazione intelligente , o smart lighting che dir si voglia, entrambe perfettamente armonizzabili in un contesto di Smart City. La prima, che è certamente la più comune, corretta e immediata, si riferisce a una sorta di illuminazione pubblica 2.0 , che pur mantenendo lo stesso ruolo e funzione di sempre, diventa estremamente più efficiente rispetto al passato grazie all’impiego di tecnologie e di connettività di ultima generazione. Ma c’è anche un’interpretazione più ampia, che vede nella rete di illuminazione pubblica la piattaforma capace di abilitare ulteriori servizi di Smart City e, di conseguenza, di diventarne la vera e propria spina dorsale. Vediamo allora i vantaggi di Smart Lighting in un contesto di Città 2.0: sono 4, ma forse sarebbe meglio dire “3+1”. 1) I vantaggi dell’illuminazione intelligente: meno spese per il Comune In un contesto di Smart City, l’illuminazione intelligente è quella che, oltre a ottimizzare i costi per i Comuni grazie alle tecnologie a basso consumo (LED) , si adatta all’ambiente circostante, è in grado di auto-regolare la propria intensità in funzione della luminosità ambientale , permette la gestione e il controllo remoto, fino a poter essere gestita addirittura dai cittadini, sia pur in contesti e situazioni ben definiti. Il beneficio immediato è quindi la riduzione dei costi rispetto ai sistemi tradizionali : il semplice aggiornamento della tecnologia di illuminazione (LED) garantisce un’efficienza energetica molto superiore al passato e questo si traduce in un abbattimento dei costi che può raggiungere e superare il 50%. A questo aggiungiamo una forte riduzione degli sprechi imputabile alle tecnologie smart: non consumare (o consumare meno) quando non c’è bisogno è un passo avanti enorme rispetto a un sistema tradizionale che basa accensione e spegnimento delle luci in funzione dell’orario. 2) Più sicurezza per i cittadini Gestire dinamicamente l’intensità luminosa significa fornire maggiore luminosità dove serve , il che si traduce immediatamente in più sicurezza per i cittadini , ovvero per i pedoni che attraversano la strada, per chi passeggia in aree poco trafficate, ma anche per i guidatori delle auto e i conducenti dei mezzi pubblici. Si tratta della classica situazione win-win, dove cioè a una riduzione dei costi per i Comuni si associa un evidente vantaggio per la comunità. 3) Maggiore sostenibilità ambientale La maggiore sostenibilità ambientale rispetto al sistema tradizionale è una conseguenza dell’ottimizzazione dei consumi elettrici e si collega direttamente al tema della Smart Grid e dei suoi flussi bidirezionali di dati ed energia , che consentono la gestione intelligente della distribuzione energetica, la riduzione dei costi, la minimizzazione degli sprechi e, quindi, proprio la sostenibilità ambientale. 4) Illuminazione pubblica come Smart City Platform Come detto, il significato da manuale di Smart Lighting è quello appena approfondito: un servizio ai cittadini che, pur mantenendo il medesimo scopo di sempre, si avvale di tecnologie di ultima generazione che si ripercuotono sui costi e sull’efficacia del servizio stesso. Volendo, però, adottare un’interpretazione più ampia, nel contesto di Smart City la rete di illuminazione pubblica non serve unicamente a questo, ma può trasformarsi in una piattaforma capace di abilitare ulteriori servizi di Smart City , i cosiddetti VAS (Value Added Services). Il motivo per cui la rete di illuminazione può assumere questo ruolo è semplicissimo: la sua capillarità , che fa sì che essa possa ospitare sensori, hotspot di accesso radio e svariati altri device, a cui peraltro può fornire l’alimentazione elettrica e contabilizzare i consumi. Il fatto di poter abilitare ulteriori servizi è, quindi, sicuramente un altro beneficio della rete di illuminazione pubblica “smart”: tra i VAS abilitati dalla rete stessa troviamo colonnine di ricarica di mezzi elettrici, hotspot, totem per informazioni turistiche, sistemi di monitoraggio ambientale, centri di ricarica per dispositivi mobile e via dicendo. Le possibilità, in quest’ambito, sono pressoché infinite.